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9 novembre 2018

In un ospedale americano - Evgenij Evtusenko

Vincent Van Gogh - Vaso con gladioli e garofani
In un ospedale americano - Evgenij Evtusenko

Ecco quando ho avuto paura della morte,
avendo dimenticato che dovevo salvare il mondo
quando le mani di una infermiera di colore
hanno sfilato dal mio collo la cravatta.

E quando con accenno lamentoso
ho indicato con lo sguardo la toilette,
la sua siringa era inflessibile e l’occhio esperto:
“Il sangue – prima”. Ed ecco tutta la risposta.

Questa precisione da professionista,
che non lasciava cadere lacrime sul camice,
mi mostro’ all’improvviso come sono meschini
quelli che vogliono elemosinare la compassione.

Io le sono grato – tanto, addirittura.
Ed allora perché’ continuo
a sognare gli occhi compassionevoli
delle nostre misericordiose infermiere?

Su che cosa continua a reggersi la Russia,
cosa la salverà e l’ha salvata?
Il cristianesimo delle nostre donne –
la compassione.
Amaro secondo mestiere.

Che cosa ricordai? L’infanzia,
la Transiberiana,
i ritornelli accanto alla siepe fino a tardi
e nella provetta americana
scorreva lentamente goccia a goccia il mio sangue.

Da qualche parte in Oklahoma e nell’Ohio
possibile si prosciugherà’ l’anima
con le gocce del mio sangue russo
risucchiate in terra americana?

La nuova Russia ha schiacciato con uno scricchiolio
in un pugno sia le persone che il denaro.
Per la prima volta laggiù non ci sono poeti, per i Russi
non c’è posto né in libertà né in prigione.

Nel Caucaso ingrassano i corvi,
gracchiano, maledetti, alla sventura.
Eppure in Russia compatiscono
come non sono capaci di compatire da nessun’altra parte.

Io da adolescente stavo nel cappotto militare di un altro.
Imparavamo l’amore dalla compassione,
compativamo donne uscite di senno,
loro ci compativano, come potevano.

L’apicultrice, ingenua nella passione,
con i segni delle api sulla fronte.
“Io ti compatisco …” gemette.
Significava “Io ti amo”.

Noi nel paese, verso le sventure
non schizzinoso,
come figli della pietà siamo cresciuti,
sotto la brilla, sentimentale protezione
di una tenera parolacciara – la Russia.

Se resto a lungo all’estero
ascoltano – se si è stretto il mio cuore
per i sensibili ospedali russi,
poveri ma ricchi di compassione.

Le inservienti sanno con cura,
come nessun altro, dar da mangiare e lavare.
Se è impossibile vivere in Russia,
morirci, però, è meglio.

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