L'anno della morte di Ricardo Reis - José Saramago
Nessuna luce nelle camere.
Avanzò nel corridoio con cautela, per non svegliare chi stesse
dormendo, per tre secondi trattenne il passo alla porta di Marcenda, poi
proseguì. L’aria della camera era fredda, umida, poco meno che in riva
al fiume. Rabbrividì come se ancora stesse guardando le imbarcazioni
livide, mentre ascoltava i passi del poliziotto, e si domandò fra sé e
sé che cosa sarebbe successo se gli
avesse risposto, Sì, ci sono novità, anche se non avrebbe saputo dire
altro che questo, solo ripetere, Ci sono novità, ma non quali fossero né
ciò che
significava. Avvicinandosi al letto notò che sotto la
coperta c’era una sporgenza, ci avevano messo qualcosa, lì fra le
lenzuola, uno scaldino, si vedeva subito, ma per accertarsene gli mise
una mano sopra, era caldo, che brava ragazza quella Lidia, ricordarsi di
scaldargli il letto, è chiaro che non lo fanno a tutti gli ospiti,
probabilmente stanotte non verrà. Si è coricato, ha aperto il libro che
aveva sul comodino, quello di Herbert Quain, ha scorso con gli occhi due
pagine senza prestare molta attenzione a quel che leggeva, sembrava
fossero state trovate tre ragioni per il delitto,
ognuna di per sé
sufficiente per incriminare l’indiziato sul quale tutte convergevano, ma
il suddetto indiziato, avvalendosi della legge e compiendo il dovere di
collaborare con la giustizia, aveva suggerito che la vera ragione, nel
caso fosse stato lui, di fatto, il criminale, avrebbe anche potuto
essere una quarta, o quinta, o sesta ragione, ugualmente sufficienti, e
che la spiegazione del delitto, i suoi motivi, si sarebbero potuti
trovare, forse, soltanto forse, nell’interconnessione di tutte queste
ragioni, nella loro azione reciproca, nell’effetto di ogni insieme sui
restanti insiemi e sul tutto, nell’eventuale ma più che probabile
annullamento o alterazione di effetti da parte di altri effetti, e come
si era giunti al risultato finale, la morte, e anche così bisognava
verificare che parte di responsabilità spettasse alla vittima, proprio
così, se questa avrebbe dovuto o no essere considerata, agli effetti
morali e legali, come una settima e forse, ma soltanto forse, definitiva
ragione. Si sentiva sollevato, lo scaldino gli scaldava i piedi, il
cervello funzionava senza legame cosciente con l’esterno, l’aridità
della lettura gli faceva pesare le palpebre. Ha chiuso per qualche
secondo gli occhi e quando li ha aperti c’era Fernando Pessoa seduto ai
piedi del letto, come se fosse venuto in visita a un malato, con quella
stessa espressione straniata che ha lasciato in alcune fotografie, le
mani incrociate sulla coscia destra, la testa leggermente inclinata in
avanti, pallido. Ha messo da parte il libro, fra i due guanciali, Non ti
aspettavo a quest’ora, ha detto, e ha sorriso, amabile, perché lui non
notasse l’impazienza del tono, l’ambiguità delle parole, che tutto
questo insieme poteva significare, Potevi anche fare a meno di venire
oggi.
Aveva le sue buone ragioni, anche se soltanto due, la prima
perché gli andava di parlare solo della serata a teatro e di quanto era
successo, ma non con Fernando Pessoa, la seconda, perché niente di più
facile che gli entrasse in camera Lidia, non che ci fosse il pericolo
che si mettesse a gridare, Aiuto, un fantasma, ma perché Fernando
Pessoa, benché non fosse nel suo carattere, poteva anche volersene
rimanere lì, coperto dalla sua invisibilità, ma capace di apparire, a
seconda degli umori del momento, ad assistere alle intimità carnali e
sentimentali, non sarebbe stato certo impossibile. Dio, che è Dio, di
solito lo fa, né potrebbe evitarlo, se è dappertutto, ma a lui ormai ci
siamo abituati. Fa appello alla complicità maschile, Non potremo parlare
a lungo, forse avrò una visita, devi ammettere che sarebbe
imbarazzante, Non perdi tempo, non sono ancora tre settimane che sei
arrivato e già ricevi visite galanti, presumo che siano galanti, Dipende
da ciò che si vuole intendere con galante, è una cameriera
dell’albergo, Mio caro Reis, tu, un esteta, in intimità con tutte le dee
dell’Olimpo, a spalancare il tuo letto a una cameriera d’albergo, a una
serva, e io che mi ero abituato a sentirti parlare ogni momento con
ammirevole costanza, delle tue Lidie, Neere e Cloe, e ora mi esci fuori
prigioniero di una cameriera, che gran delusione, Questa cameriera si
chiama Lidia, e io non sono prigioniero, né sono uomo da prigionia, Ah,
ah, alla…