opera di Rachel Stribbling
da “Il gatto che aggiustava i cuori” – RachelWells
Quando sono riuscito a fermarmi di nuovo, avevo una fame terribile e faceva un gran freddo. Abituato a star seduto vicino al caminetto di Margaret giorno dopo giorno, quella vita mi era sconosciuta. Sapevo che, se volevo mangiare, avrei dovuto cacciare; un’attività a cui in passato ero stato costretto a dedicarmi di rado e in cui non ero esperto. Ho seguito il mio naso e ho trovato dei topi rimpiattati attorno ai bidoni all’esterno di una grande casa. Nonostante l’avversione che provavo – di solito mangiavo cibo in scatola, e nelle occasioni speciali Margaret mi serviva il pesce – ne ho cacciato uno in un angolo e mi sono occupato della preda. Non essendo abituato ad avere tanta fame, il sapore mi è sembrato quasi squisito e mi ha dato l’energia che mi serviva per continuare.
Ho vagabondato nella notte finché non ha albeggiato, ricordando a me stesso che ero ancora io, Alfie, il gatto giocherellone, che si rincorreva la coda e si esercitava nei balzi. Ho inseguito una grassa mosca, poi, però, mi sono fermato: dovevo conservare l’energia; non sapevo dove e quando avrei mangiato di nuovo.
Traduzione di Elisabetta Valdrè
Quando sono riuscito a fermarmi di nuovo, avevo una fame terribile e faceva un gran freddo. Abituato a star seduto vicino al caminetto di Margaret giorno dopo giorno, quella vita mi era sconosciuta. Sapevo che, se volevo mangiare, avrei dovuto cacciare; un’attività a cui in passato ero stato costretto a dedicarmi di rado e in cui non ero esperto. Ho seguito il mio naso e ho trovato dei topi rimpiattati attorno ai bidoni all’esterno di una grande casa. Nonostante l’avversione che provavo – di solito mangiavo cibo in scatola, e nelle occasioni speciali Margaret mi serviva il pesce – ne ho cacciato uno in un angolo e mi sono occupato della preda. Non essendo abituato ad avere tanta fame, il sapore mi è sembrato quasi squisito e mi ha dato l’energia che mi serviva per continuare.
Ho vagabondato nella notte finché non ha albeggiato, ricordando a me stesso che ero ancora io, Alfie, il gatto giocherellone, che si rincorreva la coda e si esercitava nei balzi. Ho inseguito una grassa mosca, poi, però, mi sono fermato: dovevo conservare l’energia; non sapevo dove e quando avrei mangiato di nuovo.
Traduzione di Elisabetta Valdrè
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