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15 dicembre 2018

da "Il giovane Holden" - J. D. Salinger

da "Il giovane Holden" - J. D. Salinger
Feci di sí con la testa. - Questo è Ernie. Non ha voluto. È l'unico suo difetto, è troppo timido e modesto. Lei dovrebbe proprio spingerlo a cercare di lasciarsi andare un po', ogni tanto.
Proprio in quel momento venne il controllore per guardare il biglietto della vecchia signora Morrow, e cosí potei smetterla di sparar balle. Però sono contento di averle sparate per un po'. Prendi uno come Morrow, che sta sempre a sbattere l'asciugamano sul sedere della gente - col fermo proposito di far male a qualcuno - non è che sono bastardi solo da ragazzi. Restano bastardi per tutta la vita. Ma dopo tutte le scemenze che le ho rifilato, scommetto che adesso la signora Morrow continuerà a immaginarselo tutto timido e modesto, il tipo che non ha voluto farsi designare presidente della classe. È possibile. Non si può mai dire. Le madri non sono tanto acute in queste cose.
- Prenderebbe un cocktail? - le domandai. Mi era venuta la voglia di prenderne uno io. - Possiamo andare nella vettura pullman. Le va?
- Caro, lei può ordinare liquori? - mi domandò. Ma non con l'aria da padreterno, però. Era troppo affascinante eccetera eccetera per avere l'aria da padreterno.
- Be', no, non proprio, ma di solito riesco ad averli, data la mia statura, - dissi. - E ho un sacco di capelli bianchi -. Girai la testa e le feci vedere i miei capelli bianchi. La affascinarono enormemente. - Andiamo, mi faccia compagnia, perché no? - dissi. Mi avrebbe fatto piacere averla con me.
- Credo proprio che sia meglio di no. Ma grazie lo stesso, caro, - disse. - Ad ogni modo, è molto probabile che la vettura pullman sia chiusa. È molto tardi, sa? - Aveva ragione. Mi ero completamente dimenticato dell'ora. Poi mi guardò e mi fece proprio la domanda che temevo di sentirmi fare. - Ernest ha scritto che sarà a casa mercoledí, che le vacanze di Natale cominceranno mercoledí, - disse. - Spero che lei non l'abbiano chiamato a casa all'improvviso perché qualche suo familiare è ammalato -. Pareva sinceramente preoccupata. Non è che stesse ficcando il naso, si vedeva.
- No, stanno tutti bene, - dissi. - Si tratta di me. Devo operarmi.
- Oh! Quanto mi dispiace, - disse. E le dispiaceva sinceramente. A me dispiacque subito di averlo detto, ma ormai era fatta.
- Non è niente di grave. Ho un piccolo tumore nel cervello.
- Oh, no! - Si portò la mano alla bocca eccetera eccetera.
- Oh, andrà benissimo garantito! È proprio superficiale. Ed è molto piccolo. Possono toglierlo in un paio di minuti.
Poi mi misi a leggere l'orario che avevo in tasca. Tanto per smettere di dir bugie. Io quando comincio posso andare avanti per ore, se mi sento in vena. Senza scherzi. Ore. Non parlammo molto, dopo. Lei si mise a leggere il “Vogue” che si era portata, e io per un po' guardai dal finestrino. Scese a Newark. Mi fece un sacco di auguri per l'operazione e compagnia bella. Continuava a chiamarmi Rudolph. Poi mi disse di andare a trovare Ernie durante l'estate, a Gloucester nel Massachusetts. Disse che la loro casa era proprio sulla spiaggia, e che avevano il campo da tennis e compagnia bella, ma io la ringraziai tanto e le dissi che sarei andato nell'America del Sud con mia nonna. E questa era proprio grande, perché mia nonna è troppo se mette il naso fuori di casa, tranne forse per andare a qualche dannato spettacolo diurno o che so io. Ma non andrei a trovare quel figlio di buona madre di Morrow per tutto l'oro del mondo, nemmeno se fossi sul lastrico.

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