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12 dicembre 2018

Da “Piena estate”, LIV – Derek Walcott

Kenny Harris - Parlor to Foyer II
Da “Piena estate”, LIV – Derek Walcott

Il mare in piena estate, l’asfalto infuocato, quest’erba, le baracche
che m’hanno creato, l’erba affilata che trema accanto alla strada,
il limitare dell’arte; gli onischi ronzano nel bosco sacro,
non c’è fuoco che possa stanarli, sono nel sangue;
le loro bocche rosee, come cherubini, cantano l’antica scienza
di morire – tutta testa, con, a ogni orecchio, un’ala diafana.
Su nella Riserva forestale, prima che i rami erompano nel mare,
ho guardato dalla finestra erbata e ondulante e ho pensato “pini”,
o non so che altra conifera. Ho pensato, soffriranno
in questo caldo tropicale con la loro idea infantile della Russia.
Poi, d’un tratto, dai loro tronchi putridi, segni distraesti
della fede che ho tradito, o la fede che mi ha tradito –
farfalle gialle che salivano dalla strada per Valencia
balbettando “si” alla resurrezione; “si”, si è la nostra risposta”,
il Nunc Dimittis abbigliato d’oro del loro coro sicuro.
Dov’è il libro d’inni dell’infanzia, le poesie bordate d’oro,
il paradiso che veneravo senza fede nel paradiso,
mentre nel suo dolore la Parola si rivolgeva alla poesia?
Ah, pane della vita, che solo l’amore sa far lievitare!
Ah, Joseph, anche se nessun uomo muore mai nel suo Paese,
l’erba riconoscente crescerà folta nel cuore.

da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo Campagnoli
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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