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1 dicembre 2018

Fedro - Favole. Libro , 2 Le rane chiesero un re

illustrazione di  Arthur Rackham (1912)
Fedro - Favole. Libro , 2 Le rane chiesero un re

Nel tempo in cui leggi egualitarie facevano prosperare Atene, la libertà sfrenata sconvolse lo stato e l'anarchia sciolse i freni di un tempo. A questo punto, in seguito a un accordo tra le fazioni politiche, Pisistrato occupa l'acropoli e si fa tiranno. Gli Ateniesi piangevano la loro dolorosa schiavitù (non perché lui fosse crudele, ma perché è gravoso ogni peso per chi non è abituato) e quando presero a lamentarsi, Esopo raccontò loro questa storiella:
Le rane, abituate a girare liberamente nei loro stagni, con gran chiasso domandarono a Giove un re che con la forza reprimesse la maniera sregolata di vivere. Il padre degli dèi rise e diede loro un piccolo travicello che, appena gettato, atterrì con il suo tonfo e con il movimento improvviso dell'acqua la pavida genia. Le rane rimasero immerse nel pantano per un bel po' di tempo; quand'ecco che una, senza fare rumore, tira su la testa dallo stagno e dopo avere esaminato il re, chiama fuori tutte le altre.
Quelle, lasciato ogni timore, a gara si precipitano nuotando e in massa, sfacciatamente, saltano sopra il pezzo di legno. Dopo averlo insozzato con ogni tipo di oltraggio, inviarono un'ambasceria a Giove per avere un altro re, perché quello che era stato dato era una nullità. Allora Giove mandò loro un serpente che con i suoi denti aguzzi cominciò ad afferrarle a una a una. Incapaci di difendersi, le rane cercano invano di sfuggire alla morte; la paura toglie loro la voce. Infine, di nascosto, affidano a Mercurio l'incarico di pregare Giove che le soccorra nella calamità. Ma il dio risponde: «Poiché non avete voluto sopportare il vostro bene, rassegnatevi a sopportare questo male».
«Anche voi, cittadini», disse Esopo, «tollerate questo male, perché non ne venga uno maggiore».

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