opera di Victor Vasarely
Nel paese di Sylvia Plath – Erica JongA Londra, in una fradicia
mattinata londinese,
la vedo seduta
a piegare e piegare se stessa,
il rombo del sangue come pioggia
battente alle finestre del cuore.
Questo paese le si addice -
il mare, la pioggia
e il lutto
che quasi rima con Otto.
Osceno bisillabo,
un poco indugia
nel ventre
della casabocca.
Io sto qui,
assaporo il suo suono,
salino.
Hanno creduto che la tua morte
fosse l'ultima poesia:
un libro nero
con i caratteri d'oro in copertina
e pagine color cenere.
Io penso di no:
la pazzia
non crede
alle metafore.
Quando cominciasti a sentire
la deriva dei continenti
sotto i piedi,
il risucchio marino
e ogni atomo dell'aria
avvelenato,
perderesti il lusso della similitudine.
Grida di gabbiani, conchiglie rotte,
la costa erosa.
Qui finisce l'America
sprofondando
negli abissi.
Si muore diversamente
in California.
Marilyn ristagnava
nella pellicola,
il fotogramma si è inceppato
e la luce l'ha corroso.
Bronzina a platinata,
Ariel a Ondina
infine nessuna,
ti immergevi in te stessa
e le tue poesie
ti hanno ingoiata.
Che potevamo dirti allora?
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