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10 gennaio 2019

da “Gabriella garofano e cannella – Jorge Amado

opera di Kelly Reemsten
da “Gabriella garofano e cannella – Jorge Amado

- E da quando in qua il progresso significa corruzione?
- Contrari sì, e non venite fuori con queste chiacchiere di corruzione, in una terra piena di locali notturni e di puttane professioniste, in una terra dove ogni uomo ricco ha la sua mantenuta. Siete contro il cinema, contro un club, perfino contro le feste in famiglia, volete le donne prigioniere in casa, accanto ai fornelli...
- La casa è il regno delle donne virtuose. - In quanto a me, non sono contrario a niente di tutto ciò, spiegò il colonnello Manuel das Onças. - Mi piace andare al cinema per distrarmi, se c’è un film comico. Ballare no, non ho più l’età. Ma questo non vuol dire che bisogna riconoscere ad una donna sposata il diritto di ingannare il marito.
- E chi ha detto questo? Chi la pensa così? Neppure il capitano, uomo vissuto, che aveva risieduto lungamente a Rio e che disapprovava molte abitudini di Ilhéus, neppure il capitano aveva il coraggio di condannare la legge crudele. Così crudele e rigida che il povero dottor Felismino, un medico arrivato qualche anno prima per tentare la fortuna, fu costretto a ripartire dopo aver scoperto la moglie Rita con l‘agronomo Raul Lima ed averla ceduta all’amante.
E ben contento, per la insperata opportunità che gli permetteva di liberarsi d’una moglie insopportabile, sposata non sapeva bene neppure perché. Poche volte in vita sua si era sentito così felice come quando aveva scoperto l’adulterio. A Felismino nessuna vendetta era sembrata migliore, più raffinata e crudele, di lasciare all’amante la responsabilità di una donna come Rita, della sua sfrenata sete di lusso, del suo insopportabile carattere. Ma Ilhéus non capiva così sottile umorismo, nessuno lo aveva capito. Infatti considerarono Felismino un cinico, vile, immorale. I clienti lo abbandonarono, qualcuno gli tolse il saluto, lo chiamarono il “bue mansueto” Non ebbe altra scelta: dovette andar via per sempre.

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