opera di Edson Campos
Giovinezza, amore, vecchiaia - Mimnermo
A Titòno Zeus assegnò un male senza fine: la vecchiaia, più agghiacciante anche della dolorosa morte. Ma è di breve durata, come un sogno, la preziosa giovinezza: presto l’odiosa e deforme vecchiaia incombe sul capo, detestata e spregevole insieme, che fa irriconoscibile l’uomo e sommerge di rovina gli occhi e la mente.
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Che vita, che gioia c’è, senza Afrodite d’oro? Preferirei morire, se non mi stessero più a cuore i segreti d’amore e i suoi dolci doni e il letto: questi sono i fiori di giovinezza, desiderabili per uomini e donne. Una volta che è giunta la dolorosa vecchiaia, che fa l’uomo a un tempo deforme e cattivo, sempre gli logorano l’animo i tristi pensieri, e non prova gioia a guardare i raggi del sole, ma è odioso ai ragazzi e lo trascurano le
donne: così penosa fece un dio la vecchiaia.
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Come le foglie che la stagione fiorita di primavera genera, quando il raggio del sole le fa crescere in fretta, simili ad esse, per breve tempo, godiamo dei fiori della giovinezza, niente sapendo dagli dèi del male e del bene. Oscure, sono già vicine le Kere, l’una avendo il termine della penosa vecchiaia, l’altra della morte. È un istante il frutto della giovinezza, quanto impiega la luce del sole a diffondersi sulla terra.
Appena trascorso questo limite della stagione, meglio esser morti che vivere. Molti mali giungono nell’animo: a volte, il patrimonio si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà; un altro sente la mancanza di figli, e con questo rimpianto scende sotterra nell’Ade; un altro ha una malattia che spezza l’animo. Non c’è alcuno, tra gli uomini, cui Zeus non riservi un gran numero di mali.
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Oh, se a sessant’anni, senza malattie e dolorose preoccupazioni, mi cogliesse il destino di morte.
A Titòno Zeus assegnò un male senza fine: la vecchiaia, più agghiacciante anche della dolorosa morte. Ma è di breve durata, come un sogno, la preziosa giovinezza: presto l’odiosa e deforme vecchiaia incombe sul capo, detestata e spregevole insieme, che fa irriconoscibile l’uomo e sommerge di rovina gli occhi e la mente.
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Che vita, che gioia c’è, senza Afrodite d’oro? Preferirei morire, se non mi stessero più a cuore i segreti d’amore e i suoi dolci doni e il letto: questi sono i fiori di giovinezza, desiderabili per uomini e donne. Una volta che è giunta la dolorosa vecchiaia, che fa l’uomo a un tempo deforme e cattivo, sempre gli logorano l’animo i tristi pensieri, e non prova gioia a guardare i raggi del sole, ma è odioso ai ragazzi e lo trascurano le
donne: così penosa fece un dio la vecchiaia.
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Come le foglie che la stagione fiorita di primavera genera, quando il raggio del sole le fa crescere in fretta, simili ad esse, per breve tempo, godiamo dei fiori della giovinezza, niente sapendo dagli dèi del male e del bene. Oscure, sono già vicine le Kere, l’una avendo il termine della penosa vecchiaia, l’altra della morte. È un istante il frutto della giovinezza, quanto impiega la luce del sole a diffondersi sulla terra.
Appena trascorso questo limite della stagione, meglio esser morti che vivere. Molti mali giungono nell’animo: a volte, il patrimonio si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà; un altro sente la mancanza di figli, e con questo rimpianto scende sotterra nell’Ade; un altro ha una malattia che spezza l’animo. Non c’è alcuno, tra gli uomini, cui Zeus non riservi un gran numero di mali.
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Oh, se a sessant’anni, senza malattie e dolorose preoccupazioni, mi cogliesse il destino di morte.
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