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6 febbraio 2019

Al diletto se stesso, queste righe dedica l’autore – Vladimir Majakovskij

dipinto di Maria Grazia Montano
Al diletto se stesso, queste righe dedica l’autore – Vladimir Majakovskij

Quattro.
Pesanti, come un colpo.
“A Cesare quel che è di Cesare – a dio quel che è di dio”.
E a uno
come me,
dove ficcarsi?
Dove ho pronto il mio giaciglio?

Se fossi
piccolo,
come un oceano, –
sulle punte delle onde starei,
con la marea vezzeggerei la luna.
Dove trovarmi
una diletta come me?
Una così non entrerebbe nell’esiguo cielo!

Oh, se io fossi indigente!
Come un miliardario!
Cos’è per l’anima il denaro?
In essa c’è un avido ladro.
Alla sfrenata orda dei miei desideri
non basta l’oro dell’intera California.

Se balbettassi
come Dante
o Petrarca!
L’anima accendere a una sola!
Coi versi ridurla in polvere!
E le parole
e il mio amore –
un arco di trionfo:
solennemente,
senza lasciar traccia passeranno in essa
le amanti di secoli interi.

Oh, se io fossi
quieto,
come il tuono, –
frignerei,
tremando stringerei il vecchio eremo della terra.
Se io con tutta la sua potenza
tuonerò con la mia enorme voce, –
le comete si torceranno la mani ardenti,
gettandosi giù per disperazione.

Io con i raggi degli occhi rosicchierei le notti –
oh, se io fossi
oscuro come il sole!
Ho tanto bisogno
di abbeverare col mio splendore
il seno smunto della terra!

Passerò,
la mia amata trascinando.
In quale notte
delirante,
sofferente
da quali Golia sono stato concepito –
io così grande
e che non servo a niente?
 
1916
trad. Paolo Statuti

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