dipinto di Annik Bouvattier
Gli amori impossibili – Italo Calvino. L'avventura di un automobilista, (1967)
Ormai arrivare a B, salire alla casa di Y, trovare che lei è rimasta lì
col suo mal di testa a rimuginare i motivi del litigio, non mi darebbe
più nessuna soddisfazione; se poi sopraggiungesse anche Z ne nascerebbe
una scena da teatro, detestabile; e se invece venissi a sapere che Z si è
guardato bene dal venire o che Y non ha
messo in atto la sua minaccia di telefonargli, sentirei d'aver fatto la
parte del cretino. D'altro canto, se io fossi rimasto ad A, e Y fosse
venuta fin lì a chiedermi scusa, mi sarei trovato in una situazione
imbarazzante: avrei visto Y con altri occhi, come una donna debole, che
mi si aggrappa, qualcosa tra noi sarebbe cambiato. Non riesco più ad
accettare altra situazione se non questa trasformazione di noi stessi
nel messaggio di noi stessi. E Z? Anche Z non deve sfuggire alla nostra
sorte, deve trasformarsi anche lui nel messaggio di se stesso, guai se
io corro da Y geloso di Z e se Y corre da me pentita per sfuggire a Z
mentre intanto Z non s'è sognato di muoversi da casa...
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