dipinto di Paul Laurenzi
L’epòdo di Colonia - Archiloco
[parla la sorella di Neobùle, corteggiata da Archiloco]
«… astenendoti del tutto; ma ugualmente sopportare… Se poi hai fretta, e
il desiderio ti urge, c’è qui da noi quella fanciulla, che desidera
molto sposarsi. È bella e tenera: senza biasimo – credo – è la sua
bellezza. Falla tua sposa!». Così diceva. E a lei io rispondevo «Figlia
di Anfimedò, della donna nobile che ora
la terra putrida trattiene, molte sono le gioie della dea per gli uomini
giovani, oltre la cosa divina [l’amplesso]: una sarà sufficiente.
Questo con calma, quando la notte annerisce, decideremo tu e io, con
l’aiuto del dio. Farò come tu desideri: molto… Ma di sotto il fregio e
le porte allontànati: non rifiutarti, cara. Mi dirigerò verso i giardini
erbosi. Ma questo ora sappi: Neobùle se la prenda un altro uomo!
Ahimè, è sfatta, ha il doppio dei tuoi anni, è svanito il fiore della verginità e il fascino che un tempo l’accompagnava. Sazietà non conosce, ma della giovinezza ha mostrato ormai i confini, la folle donna. Mandala in malora! Non mi accada, avendo una moglie così, di divenire la burla dei vicini. Te desidero molto sposare: perché tu non sei infedele né ambigua, mentre lei è più scaltra e trama più inganni. Spinto dalla fretta, temo di fare figli ciechi e prematuri, come la cagna famosa». Queste parole dicevo e, presa la fanciulla, tra fiori rigogliosi la facevo adagiare; con un morbido mantello la coprivo, ponendo un braccio sotto il collo di lei, timorosa come una cerbiatta che ormai desiste dalla fuga. Con le mani le toccai dolcemente il seno, e dove mostrava la tenera pelle, incanto di giovinezza. Palpando tutto il bel corpo, emisi la bianca forza, mentre sfioravo la chioma bionda.
Ahimè, è sfatta, ha il doppio dei tuoi anni, è svanito il fiore della verginità e il fascino che un tempo l’accompagnava. Sazietà non conosce, ma della giovinezza ha mostrato ormai i confini, la folle donna. Mandala in malora! Non mi accada, avendo una moglie così, di divenire la burla dei vicini. Te desidero molto sposare: perché tu non sei infedele né ambigua, mentre lei è più scaltra e trama più inganni. Spinto dalla fretta, temo di fare figli ciechi e prematuri, come la cagna famosa». Queste parole dicevo e, presa la fanciulla, tra fiori rigogliosi la facevo adagiare; con un morbido mantello la coprivo, ponendo un braccio sotto il collo di lei, timorosa come una cerbiatta che ormai desiste dalla fuga. Con le mani le toccai dolcemente il seno, e dove mostrava la tenera pelle, incanto di giovinezza. Palpando tutto il bel corpo, emisi la bianca forza, mentre sfioravo la chioma bionda.
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