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23 marzo 2019

Domani si vota in Basilicata - e.m.

Domani si vota in Basilicata

In premessa mi piace ricordare il tempo in cui le elezioni regionali si svolgevano nella stessa giornata, o meglio due, poiché si votava la domenica e il lunedì mattina.
A questo proposito chiedo al ministro dell’interno, se c’è: sarebbe tanto difficile provare, in accordo con le regioni, a predisporre un quadro normativo per tornare a votare tutti insieme, e con un sistema elettorale che valga per le elezioni delle Camere, dei Consigli Regionali, dei Consigli Provinciali (finché esistono) e dei Consigli Comunali?
E’ terminata, dunque, una campagna elettorale poco vivace sia per le condizioni climatiche e sia, soprattutto, a causa dello scarso interesse della gran parte dei cittadini dovuto, secondo me, alla loro progressiva emarginazione dai processi politici e dalle scelte da parte delle varie aggregazioni politiche, poco propense a dare dei solidi riferimenti data la loro natura mutevole.
Una competizione povera di argomenti e povera di politica. Una contesa, trasferitasi in buona parte sui social network, basata quasi esclusivamente su polemiche sterili molto prossime al pettegolezzo.
Da chi aspira a governare la Basilicata mi sarei aspettato molto altro.
Con questo non voglio dire che i partiti e le coalizioni non abbiano un loro programma, anzi, spesso è condivisibile e articolato. Quello che mi chiedo è:
Chi li ha elaborati?
Con quali criteri sono stati scelti gli argomenti?
Quali gli obiettivi strategici su cui si chiede il consenso?
Vi sono stati degli studi di approfondimento? D parte di chi?
Con chi è avvenuto il confronto?
Quali categorie di persone sono state coinvolte?
Quali fasce sociali si intendono rappresentare?
Sulla base di quali esigenze espresse?
Quali le prospettive di sviluppo? Su quali compartimenti dell’economia?
Quali le leve da utilizzare?
Etc.
Con tutto il rispetto, i programmi che ho avuto modo di leggere (non facilmente reperibili, contrariamente alla disponibilità di valanghe di “santini” e faccioni sui manifesti e le vele in giro per i paesi) a me sembrano documenti scritti per necessità elettorale, mera incombenza burocratica, senza nessun coinvolgimento degli strati sociali che si intendono rappresentare (ammesso che quegli strati sociali sappiano che qualcuno intende rappresentarli). Programmi in cui non riscontro una sufficiente articolazione delle proposte. Dopo tutto ai candidati serve la preferenza, l’approfondimento delle piattaforme programmatiche altri non è che un fastidioso orpello.
Nella sostanza, ritengo siano elaborazioni romanzesche partorite in ristretti conciliabili negli stessi luoghi, con le identiche procedure e i medesimi criteri utilizzati per formulare liste elettorali, senza, cioè, assolvere ai compiti propri di un partito politico, entità, queste, che appaiono meri retaggi del passato, soppiantati dai tanti IO che si autoproclamano esclusivi portatori del volere collettivo.
Come dire? Nulla di nuovo sotto il sole!
Una situazione cristallizzata da diversi decenni caratterizzata dal dialogo tra sordi dove l’unica novità è l’aumento del consenso al partito razzista, azionista egemone del governo più a destra che la repubblica abbia conosciuto.
Altra considerazione riguarda il mio comune, Pisticci, da troppi anni assente dal panorama regionale. L’aver espresso ben nove aspiranti a un seggio in Consiglio Regionale, altro non è che la conferma dell’incapacità della politica locale (TUTTA) di mettere al primo posto il bene collettivo, di parlarsi, di trovare le migliori soluzioni a beneficio della comunità intera. Ancora una volta, constato con amarezza, non si è stati capaci di stabilire un criterio di scelta, ancora una volta l’IO è stato anteposto ad ogni altra priorità, ancora una volta non si è stati capaci di dare indicazioni chiare a un elettorato smarrito che dovrà barcamenarsi nel ventaglio variegato delle possibilità, in una fase storico-politica molto  complessa.
Altro che avanguardie di gramsciana memoria.
I miei personali ricordi della campagna elettorale appena terminata sono:
1.    Le ripetute passerelle dei vari ministri sulle quali mi sono fatte alcune domande:
·         Erano in missione, i ministri, per conto del governo?
·         La campagna elettorale è un missione su mandato del governo?
·         Le loro trasferte, con al seguito eserciti di scorte e di auto blu, in territori a loro sconosciuti, erano a carico dei cittadini?
2.    Le apparizioni di un tizio travestito da ministro, noto razzista antimeridionalista e assenteista conclamato dai suoi posti di lavoro, che si presenta come il conquistatore in possesso di  tutte le ricette per il benessere di una terra a lui sconosciuta poiché sempre disprezzata e, ciononostante, acclamato da cospicue folle come un liberatore.
3.    Sottolineo anche la memoria progressivamente accorciata delle lucane e dei lucani fulminati sulla via di Pontida.
POSSO CAPIRE TUTTO: ASTENSIONE, DELUSIONE, L’AMBIZIONE PERSONALE, PERFINO, MA NON L’ENTUSIASMO DEI LUCANI PER UN POLITICO (SIC!) TUTT’ALTRO CHE NUOVO.
Il collezionista di giubbe, infatti, vanta una lunghissima permanenza sui banchi della maggioranza nei vari governi Berlusconi,  è famoso per le sue assenza al parlamento europeo dove senza lasciare alcuna traccia del suo passaggio se non le impronte de fondoschiena su una poltrona e le coordinate bancarie dove tutti noi abbiamo accreditato un più che lauto stipendio.
IN ALTRE PAROLE SIAMO DI FRONTE A UN FANNULLONE INVETERATO  a capo di un partito, l’unico in Italia, condannato dalla Corte di Cassazione a restituire 49 milioni di euro rubati ai cittadini italiani.
Se questo tizio è degno del voto dei lucani allora tutto è possibile, anche che il sole ruoti intorno alla terra.
4.    Il solito florilegio di opportunisti dei quali evidenzio solo le acrobatiche piroette. Si tratta veri saltimbanchi della politica, che senza alcun pudore ostentano un vessillo sempre di colore, sui quali non vale la pena soffermarsi. Certo, tra questi, il podio più alto spetta di diritto a coloro che, da varie provenienze, sono approdati nelle truppe del partito razzista. A costoro mi sento di augurare un cocente insuccesso personale.
Ciononostante il mio augurio va a tutti (tranne i saltimbanchi) poiché amministrare in questi anni, a tutti i livelli, è cosa assai difficile. Farlo a livello individuale, senza il sostegno continuo di un partito o un gruppo di riferimento, è impresa da titani.
Un pensiero particolare agli elettori affinché, per quanto disillusi e frastornati, riescano a trovare le motivazioni che consenta loro di recarsi a votare, di lasciare i portatori di razzismo fuori dai confini regionali e, infine, cerchino di capire, nella situazione data, quale scelta potrebbe essere più utile al territorio.

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