Pagine

20 aprile 2019

La poesia di Grazia Fresu - Enzo Montano

La poesia di Grazia Fresu - Enzo Montano

Da qualche tempo avevo intenzione di scrivere qualcosa sulla poesia di Grazia Fresu. Bravissima Poetessa. Scrittrice, Docente. Amica.
Finalmente ero riuscito a chiudere una nota, ma dopo averla riletta, ho cancellato tutto. Mi sono reso conto, infatti, che non avevo parlato della poesia di Grazia ma dei suoi aspetti secondari quali: ritmo, equilibrio, ricerca lessicale, costruzione del verso, endecasillabi, settenari, ecc. In sostanza, avevo indossato i vestiti di un critico dilettante, senza esserlo, senza volerlo essere, che provava a fare il dotto con citazioni filosofico - esistenziali, parallelismi, ecc.
Non era quello che volevo dire, non è quello che merita la poesia di Grazia Fresu.
Quindi ho ricominciato daccapo cercando di vestire esclusivamente i panni del lettore curioso che ha voglia di entrare nei versi, o di provare a farlo, per immergersi nelle atmosfere della corposa ricerca poetica della poetessa.
Alla fine è venuto fuori questa nota della cui limitatezza, rispetto all’ampia produzione, spero non me ne voglia Grazia Fresu.
Le poesie di Grazia sono come spartiti di ritmiche melodie con le parole in danza e che incitano alla danza. Ed è una danza che coinvolge, che ti affascina, ti prende e ti accompagna nelle atmosfere innumerevoli delle tante vite vissute sempre con passione dalle tante donne che la poetessa è stata, e continua a essere.
Il ritmo del verso è, per me, una forma di rapimento leggero ma irresistibile. Spesso, nel leggere le poesie, mi sono sorpreso a muovermi, o muovere parti del corpo: un piede, una gamba o le mani; esattamente come lo si fa ascoltando una musica particolarmente cara, una di quei motivi che concorrono a formare la colonna sonora di una vita. E leggere le poesie è come leggere gli stati d’animo, le gioie e le asprezze di una vita intera, di tutta la vita della cantrice. Dalle poesie emerge lo sterminato amore per il vivere i molteplici aspetti della quotidianità. Ed è un amore totalizzante senza nessun compromesso o filtro che divida nettamente il bello dal brutto, il bianco dal nero giacché niente del vissuto è vano, tutto concorre alla nostra storia, fino alla morte, essa stessa parte della vita.
A proposito della musicalità dell’opera di Grazia Fresu, riporto un episodio accaduto qualche anno fa, quando durante una serata dedicata alla poesia, fui incaricato di scegliere un certo numero di composizioni poetiche che sarebbero state lette da persone del pubblico. Nella selezione, naturalmente, c’erano anche delle poesie di Grazia, la cui lettura fu affidata a un mio caro amico. Avvenne, prima dell’inizio della serata, che questo mio amico volle provare a leggere le poesie e accadde che durante la lettura incespicasse nei versi poiché impostava la declamazione a modo di recita teatrale. Gli consigliai di leggere i testi immaginando di danzare e di considerare le parole alla stregua di note musicali. “La poesia di Grazia è danza – dissi – fai conto di ballare seguendo un ritmo musicale a tua scelta”.
Il mio amico riprese la lettura è andò spedito con estrema facilità. “Vero – mi disse alla fine – sono poesie in danza”.
Proprio così. Danzano i versi, danzano i ricordi, danzano i colori. E’ la vita stessa che danza cercando di evitare le cadute più dolorose, o almeno di attutirle.
la vita è un deltaplano
che rischia di schiantarsi

e non volare,
la vita è tutto
il bene che hai voluto,
la vita è tutto
il male che sai fare.

Grazia Fresu canta. E canta la sua vita. Grazia è tutte le donne che, in se stessa, la vita ha trasformato ed è anche le donne con cui ha vissuto e quelle che ha incontrato: la madre e la sorella innanzi tutto ma anche tutte le sue amiche che con lei hanno condiviso scampoli di vita. Scampoli talvolta piccolissimi, insignificanti per i più, ma non per la poetessa capace di trasformare gli attimi in pietre preziose e poi figurarli in passi di danza e in ogni danza vi si può trovare un ricordo della vita vissuta con pienezza, cui ci si è donati senza compromessi. Sono attimi conservati gelosamente in un catalogo ben custodito in uno dei cassetti della memoria.
Ogni poesia un frammento, un ricordo vivido, una canzone ai giorni passati ma mai lasciati andare, parte di una vita intensa che grida il suo posto nella memoria. Ricordi che non saranno mai solo parti di un nostalgico passato ma elementi della pienezza del presente.

o canto, quel canto
che s’inserta nel tempo
distrugge gli orologi risolve le attese
resiste ai colpi e all’oblio?

Resistono i ricordi all’oblio perché il passato vive nel presente giacché ognuno di noi è anche quello che è stato, forse lo è in maniera preponderante. I ricordi dei profumi, dei suoni, delle voci, delle speranze e delle sofferenze sono addosso a Grazia. Sono quel vestito prezioso cucito sulla pelle che non si può dismettere.
E se c’è una donna capace di ostentare i fulgidi vessilli di una vita, quella donna è Grazia Fresu, tanto innamorata della vita, di ogni fase dell’esistenza fino al punto, come accennato prima, di aver fatto pace con la morte. Di non temerla. Di aspettarla, anzi, come si può aspettare una festa.

Mi avvicino vestita dei mie amori,
del mio canto azzurro di sirena,
del passo a volte stanco,
mi avvicino vivendo
il viaggio e l’ammarare,
rido del riso
e piango del mio pianto,
imparo a abbandonare
le bussole anche il pane
la paura del dubbio.

L’ultima porta, davanti alla quale Grazia si avvicina con estrema leggerezza portando con sé, appunto, tutto ciò che è stata senza nessun rimpianto.

L’Ultima Porta
chiuderà il mio tempo
tripudio d’abbandoni
nell’assolo che incanta
il mio volo placato
dipingerà il sipario della sera.

Uno degli aspetti centrali, a mio parere, della ricerca poetica è un immenso inno alla donna, alla sua essenza, al piacere di essere donna e femmina con orgoglio e anche con lo stupore riservato all’altra metà del cielo che, colpevolmente, spesso non sa cogliere la grandezza meravigliosa delle donne; incapace di comprenderne la poliedricità, la fantasia, la duttilità, la creatività, la determinazione. Il mistero.
E Grazia canta. Canta nel Mediterraneo, nella sua Sardegna. Canta i suoi versi che sorvolano l’oceano per giungere in America Latina, per poi tornare indietro. Canta la bellezza dello stare insieme tra donne.
Canta nella magnifica Sheherazade la voglia di essere e di saper illuminare gli angoli più oscuri del nostro essere, di togliere i veli della polvere sedimentati dal tempo. In questo, nell’esigenza, cioè, di andare oltre il presente, oltre i suoi confini talvolta angusti, alcune poesie la avvicinano a Kavafis sia nella narrazione e sia nella musicalità.

Vanto dell'esser femmina potente,
maestra della sfinge e dei confini,
(…)
per una sera voglio amarti e stare
sultano e mendicante per le vie
delle tue storie strane, non cessare,
Sheherazade, di dare al mio tormento
il tuo fatale lenimento di eroica
resistenza, il tuo narrare
di leggende gentili, di padroni sconfitti
e spodestati da segni
di magie troppo lontane,
poiché sei tu diversa, Sheherazade
(…)
Sheherazade esaltò le sue sorelle
nell'armonia che intatte le conduce,
con la mente evocò tutti i tormenti,
le perdite, le attese,l le speranze,
i traviamenti, i limiti, il dolore
e di nuovo lo tenne nel cerchio
di quel calore offeso come ottenne
tra le labbra di femmina
ogni senso.

Ma ci sono due stupende composizioni che mi hanno fatto innamorare della poesia di Grazia Fresu, oltre a quella appena citata: Corpi di donne e Le mie amiche son belle.

Corpi di donne mappe di vita
consacrati nell’acqua e sangue
grida materne e carezze
con mani lacrime e voci

(…)

Questi corpi nostri come bandiere,
come versi, come cristalli
battendo al ritmo del mondo
si liberano e esistono.

Cosa “Corpi di donna” se non un meraviglioso, bellissimo inno al mistero affascinante dell’essere donna?

Le mie amiche son belle,
hanno sorrisi che trafiggono il tempo,
portano appesa al collo una collana
di granati splendenti e di dolori,
(…)
profumano di storie e di coraggio
mentre per strade ignote se ne vanno
negli archivi della memoria
pronte all'andamento
perverso del ricordo,

Le ama la magnolia, il cardellino,
la chitarra che suona,
l'aquilone guidato verso il cielo
dalla mano sapiente di un bambino,
il mio verso le ama,
le ama un uomo e a volte non le ama,
ma sempre belle e intatte
se ne stanno nell'intesa segreta
e in ciò che sanno.

E cosa, questa bellissima “Le mie amiche son belle” se non un dolce canto alle amiche non solo perché amiche ma soprattutto perché donne-amiche, o sorelle dell’anima.
Nell’opera di Grazia, nelle sue note composte da parole, c’è la persona che è diventata nel suo percorrere. Come nel cammino di ognuno di noi, sono presenti i miti, gli amori, i dolori, le conquiste, i sogni, le delusioni, le letture, gli autori preferiti. Ci sono in lei tutte quelle cose che si assorbono semplicemente vivendo. La differenza tra il poeta e chi non riesce, o non vuole, esserlo, è quello che Grazia Fresu sa fare in maniera magistrale: narrare in versi quello che dal vissuto ha assorbito voracemente, compreso quello che è magia o segreto misterioso.

con il leggere segreto
che penetra i misteri,
questa mia vita
che tesse ancora
tutto il suo valore
che canta
e si regala
gli ornamenti

La risposta a una sua domanda, che è anche il titolo di una sua raccolta: Come ti canto, vita? è nelle bellissime poesie.

Come ti canto, vita,
danza dell’impossibile
alimento dell’eterno
e del tempo?

Continua a scrivere le tue danze, Grazia, continua a innalzare i vessilli, tutti, colorati o meno, gioiosi e dolorosi, insieme, dell’esistenza.
La vita si canta come lo fai tu.

Grazia Fresu ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche

Il Canto di Sheherazade - Edizione Il nuovo Giornale dei Poeti, Roma, 1996
Dal mio cuore al mio tempo – Firenze Libri, 12/03/2010
Come ti canto, vita? - Bastogi Editore, 27/09/2013
L’amore Addosso - Bastogi Editore, 21/01/2017

1 commento: