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20 giugno 2019

Beirut, città dell'uomo - Omar Baz Radwan

opera di Eva Fisher
Beirut, città dell'uomo - Omar Baz Radwan
(I tuoi rematori ti hanno portato su molte acque, ma il vento dell'est ti ha distrutta nel cuore dei mari. Le tue ricchezze, le tue mercanzie, le tue merci, i tuoi marinai, i tuoi piloti, quelli che riparavano le tue falle, i trafficanti delle tue merci, tutti gli uomini di guerra che sono in te e tutta la moltitudine che è in mezzo a te cadranno nel cuore dei mari nel giorno della tua rovina.)
Ezechiele, “Il lamento della Fenicia” 27: 5-7

Nella città dell’indicibile rimorso
dove abitiamo vicino al faro
ad aspettare il ritorno
di mille navi
che hanno preso il largo sulle onde della storia.

Nella città
senza nome, mille e una
identità e speranza

Il shiar,


bellissima parola da trascrivere
in un nazione di trascrizioni,

(sostantivo) – uno slogan, o

un grande pezzo di stoffa (di solito tela) attraverso la quale il vento viene utilizzato
per la propulsione di un vascello.

Siamo tutti marinai
in una città alla disperata ricerca di re-inventarsi.

Tutti affoghiamo in alcol scadente
entriamo e usciamo
dalle identità, cercando lo shi3ar giusto
trovandolo
nelle sbornie, nel letto di estranei.

Che sia in Occidente, che sia su per lo stretto foro
pacifista di Gandhi, che sia nella promessa di ritorno,
nelle sporche rughe di Madre Teresa

che sia nelle T-shirt da due dollari con la faccia di Che Guevara

nella furba prudenza di Sheherazade, nel piscio pieno di petrolio del Golfo,
nei pub che si fingono a la Andy Warhol, nelle stanze soffocanti e ancora più alcol scadente
che sia nella ricerca
della forza che sia diretta pura sobria
UNICA
Siamo alla ricerca di NIENTE
affermiamo la VITALITA di ogni morto ISTANTE

bruciamo pure il faro
rimontiamo lo shi3ar,
stavolta con la voce dei vivi.
Non stiamo più ad aspettare,
salpiamo
di nuovo verso L’IGNOTO.

Perché il mare non sta mai fermo
si accanisce contro la sponda
irrequieto come un cuore giovane,
dedito alla caccia.

Traduzione di Pina Piccolo

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