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22 giugno 2019

da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

René Magritte - L'atto di fede, 1960
da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

Le parve ad un tratto che l'uscio del bagno, laggiù in fondo al letto, si stesse aprendo; in quel punto, sia che i vetri emanassero qualche luminosità, sia che le persiane della finestra del bagno fossero aperte e un po' di luce venisse dal cortile, certo è che le tenebre erano meno fitte che nel resto della stanza... ed ecco... laggiù, non c'era dubbio, l'uscio si apriva pian piano, si muoveva, come se qualcheduno desideroso d'entrare l'andasse cautamente spingendo dall'esterno. Dal terrore, il respiro le mancò, il cuore incominciò a battere in petto furiosamente; restò immobile, irrigidita, supina con gli occhi fissi in quella direzione; questo pensiero pazzo a cui, del resto, pur esprimendolo, subito non credette, le attraversò la mente: "È mamma che viene a sorprendermi..." Poi la porta ebbe un leggero tintinnio e questo fu troppo per Carla: a occhi chiusi, con quanta forza poteva, con un senso di lacerazione ella cacciò un urlo lungo, lamentoso.
Ci fu un tramestio; la luce si accese, riapparve la stanza tranquilla, Leo tutto insonnolito sorse sul letto:
"Eh!... cos'è successo?"
"La porta" balbettò Carla bianca e ansante, "la porta del bagno."
Senza dir parola l'amante discese dal letto, ella lo vide aprir quell'uscio, scomparire nel bagno, riapparire:
"Io non vedo nulla" egli dichiarò; "sarà stato il vento... avevo lasciato aperta la finestra del bagno..." Tornò al letto, sollevò le coltri, si ridistese: "Non pensarci più e dormi" le disse, "buon sonno," e spense la luce.

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