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2 giugno 2019

Poesia del gruppo – Walt Whitman

Caravaggio - San Giovanni Battista, 1602 Olio su tela, 129 x 94 cm Pinacoteca Capitolina, Roma
Poesia del gruppo – Walt Whitman

L’amico con cui sono felice,
Il braccio dell’amico che languido si posa sulle mie spalle,
Il pendio della collina imbiancato dai petali del sorbo selvatico,
Lo stesso luogo nel tardo autunno – toni sgargianti di rosso, giallo, dorato, vermiglio e verde
chiaro e scuro,
La ricca trapunta d’erba – gli animali e gli uccelli – l’incolta sponda privata – le mele selvatiche, i
ciottoli,
Splendidi frammenti goccianti – l’elenco distratto di una cosa dopo l’altra, quando mi capita di
ricordarle o di pensarci,
Poesie vere, (perché, ciò che chiamiamo poesie, sono solo immagini),
Poesie dell’intimità della notte e di uomini come me,
Questa poesia nascosta, timidamente china, che io sempre porto con me e che tutti gli uomini
portano con sé,
(Sappiatelo, una volta per tutte, ve lo dico di proposito: ovunque ci sono uomini come me, lì
sono latenti le nostre forti poesie maschili),
Pensieri d’amore, succo d’amore, odore d’amore, resa d’amore, rampicanti d’amore su cui sale la linfa,
Braccia e mani d’amore – labbra d’amore – fallico pollice d’amore – seni d’amore – ventri
pressati e incollati dall’amore,
Terra dell’amore casto – vita che è solo vita dopo l’amore,
Il corpo del mio amore – il corpo della donna che amo – il corpo dell’uomo – il corpo della terra,
Dolci brezze del mattino che spirano da sud-ovest,
L’ispida ape selvatica che su e giù ronza bramosa – e afferra il maturo fiore femminile, vi si
china con le salde zampe d’amore, ne fa ciò che vuole e vi rimane vibrante e sicura finché non è soddisfatta,
L’umido bosco alle prime ore del giorno,
Due che di notte dormono vicini,uno con un braccio di traverso sotto la vita dell’altro,
Il profumo delle mele, aromi di salvia pestata, di menta, di scorza di betulla,
Le voglie del ragazzo, la foga e la pressione mentre mi confida i suoi sogni,
La foglia morta che cade volteggiando e si posa a terra, placida e contenta,
Gli aculei informi con cui mi trafiggono sguardi, persone, oggetti,
Il mio vitale aculeo, che può trafiggere me come chiunque altro,
I ciondoli, delicati, rotondi, fratelli, che solo dita privilegiate possono segretamente toccare,
La mano curiosa vagante, che scorre su tutto il corpo – il ritrarsi timido della carne dove le dita
carezzevoli si attardano e si insinuano, Il liquido limpido nel giovane,
La corrosione esasperata, così pensosa e penosa,
Il tormento – flusso d’irritazione che mai avrà pace,
La stessa cosa di ciò che io provo – la stessa cosa negli altri,
La ragazza che arrossisce e arrossisce, e il ragazzo che arrossisce e arrossisce,
Il ragazzo che si sveglia nel cuore della notte e eccitato, con la mano cerca di domare ciò che
invece lo governa – le strane pene quasi invocate, visioni, sudori – il battito del polso fra le mani e le dita tremanti intrecciate – il ragazzo tutto accalorato, rosso, imbarazzato, arrabbiato;
E la doccia del mio amante, il mare, su di me che giaccio nudo e voglioso,
L’allegria di due gemellini che avanzano a carponi nell’erba e nel sole, con la madre che mai
distoglie da loro il vigile sguardo,
Il tronco del noce, il mallo della noce, e le noci oblunghe, quelle mature o da maturare,
La naturalezza di vegetali, uccelli e animali,
La conseguente mia meschinità se mi nascondo o mi sento imbarazzato, quando uccelli e
animali non si nascondono né mai si sentono imbarazzati,
La grande purezza della paternità, da contrapporre alla grande purezza della maternità,
Il giuramento che ho fatto di procreare,
La libidine che mi consuma giorno e notte con il suo dente vorace finché io non abbia
impregnato chi produrrà dei figli per prendere il mio posto quando non ci sarò più,
Il sano riposo, il sollievo, la soddisfazione,
E questo mazzo strappato da me così a caso,
Ha compiuto il suo dovere – e indifferente lo getto perché possa cadere dove capita.

Trad. Igina Tattoni

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