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20 luglio 2019

da La lingua salvata – Elias Canetti

da La lingua salvata – Elias Canetti
La vita nella casa in Burton Road era gaia e non mancava la compagnia. In occasione del week-end c’erano sempre ospiti. Talvolta venivo chiamato in sala, gli ospiti chiedevano i me e davanti a loro mi esibivo in mille modi. Così imparai a conoscere bene i miei parenti e i loro amici. La colonia degli “spagnoli” di Manchester era cresciuta piuttosto rapidamente e tutti erano alloggiati, non lontani gli uni dagli altri, specialmente nei quartieri residenziali all’estremo ovest della città, a Didsbury e Withington. L’esportazione dei manufatti di cotone dal Lancashire nei Balcani era un commercio che rendeva bene. Alcuni anni prima i due fratelli maggiori di mia madre, Bucco e Salomon, erano arrivati a Manchester e vi avevano fondato una ditta. Bucco, considerato un uomo avveduto, morì molto giovane, e Salomon, il duro con gli occhi di ghiaccio, restò solo. Cercò un socio e quella fu la grande occasione per mio padre, che aveva una così alta opinione dell’Inghilterra. Essendo un uomo cordiale e conciliante, che accettava di buon grado anche il punto di vista altrui, una volta entrato in ditta mio padre fu un utile contrappeso al carattere inflessibile del cognato. Io non riesco a ricordare questo zio né con simpatia né con equità, poiché egli divenne l’odiato nemico della mia giovinezza, l’uomo che rappresentava tutto ciò che io detestavo. Probabilmente non gli importava molto di me, ma per la famiglia era l’emblema del successo, e successo voleva dire denaro. A Manchester lo vedevo poco, era molto spesso in viaggio per affari ma proprio per questo si faceva un gran parlare di lui. In Inghilterra si era ambientato bene e nel mondo commerciale godeva di grande rispetto. I membri della famiglia che lo avevano seguito, ma non solo questo, ammiravano il suo inglese, che era perfetto. Miss Lancashire qualche volta lo citava a scuola dicendo: “Mr Arditti è un gentleman”. Probabilmente voleva dire che era benestante e che il suo comportamento non aveva nulla di straniero. Abitava in una grande casa, molto più spaziosa e più alta della nostra, e poiché la sua casa, contrariamente a tutte quelle del quartiere, ch’erano di colore rossiccio, era bianca e splendente, e forse anche per il nome della strada, a me pareva un palazzo. Quanto a lui, benché non ne avesse affatto l’aspetto, cominciai molto presto a considerarlo un orco. Mr Arditti di qua, Mr Arditti di là, persino la nostra governante contraeva il volto in una smorfia di riverenza quando lo nominava, i divieti più gravi si facevano risalire a lui e quando vennero scoperti i miei discorsi con i personaggi della tappezzeria ed io, richiamando mia mio padre che mi permetteva molte cose, cercai di difenderli, si cominciò a dire che Mr Arditti lo sarebbe venuto a sapere e questo avrebbe avuto conseguenze terrificanti. Non appena fu fatto il suo nome, cedetti immediatamente e promisi di rompere i miei rapporti con i personaggi della tappezzeria. Era la massima autorità fra gli adulti che avevo intorno.

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