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15 luglio 2019

da Marcovaldo – Italo Calvino

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da Marcovaldo – Italo Calvino
Autunno
15 La pioggia e le foglie
La pianta (così, semplicemente, essa era chiamata, come se ogni nome più preciso fosse inutile in un ambiente in cui a essa sola toccava di rappresentare il regno vegetale) era entrata nella vita di Marcovaldo tanto da dominare i suoi pensieri in ogni ora del giorno e della notte. Lo sguardo con cui egli ora scrutava in ciclo l'addensarsi delle nuvole, non era più quello del cittadino che si domanda se deve o no prendere l'ombrello, ma quello dell'agricoltore che di giorno in giorno aspetta la fine della siccità. E appena, alzando il capo dal lavoro, scorgeva controluce, fuor della finestrella del magazzino, la cortina di pioggia che aveva cominciato a scendere fitta e silenziosa, lasciava lì tutto, correva alla pianta, prendeva in braccio il vaso e lo posava fuori, in cortile.
La pianta, a sentir l'acqua che le scorreva per le foglie, pareva espandersi per offrire più superficie possibile alle gocce, e dalla gioia colorarsi del suo verde più brillante: o almeno così sembrava a Marcovaldo che si fermava a contemplarla dimenticando di mettersi al riparo.
Restavano lì in cortile, uomo e pianta, l'uno di fronte all'altra, l'uomo quasi provando sensazioni da pianta sotto la pioggia, la pianta – disabituata all'aria aperta e ai fenomeni della natura – sbalordita quasi quanto un uomo che si trovi tutt'a un tratto bagnato dalla testa ai piedi e coi vestiti zuppi. Marcovaldo, a naso in su, assaporava l'odore della pioggia, un odore – per lui – già di boschi e di prati, e andava inseguendo con la mente dei ricordi indistinti. Ma tra questi ricordi s'affacciava, più chiaro e vicino, quello dei dolori reumatici che lo affliggevano ogni anno; e allora, in fretta, ritornava al coperto. Finito l'orario di lavoro, bisognava chiudere la ditta. Marcovaldo chiese al magazziniere-capo: – Posso lasciar fuori la pianta, lì in cortile?
Il capo, signor Viligelmo, era un tipo che rifuggiva dalle responsabilità troppo onerose. – Sei matto? E se la rubano? Chi è che ne risponde?
Marcovaldo però, a vedere il profitto che la pianta traeva dalla pioggia, non si sentiva di rimetterla al chiuso: sarebbe stato sprecare quel dono del ciclo. – Potrei tenerla con me fino a domattina... – propose. – La carico sul portapacchi e me la porto a casa... Così le faccio prendere più pioggia che si può...
Il signor Viligelmo ci pensò un poco, poi concluse: – Vuoi dire che ne rispondi tu, – e assentì.

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