Un
elegante portagioie da aprire lentamente per gustarne appieno le atmosfere
cangianti delle varie sfumature in cui si manifesta la passione. Questo bel
cofanetto lo si apprezza già col tatto, con le carezze della punta dei
polpastrelli, si pregusta l’attesa rigirandolo tra le mani, ci si sofferma
sulla bella foto di copertina: la scacchiera, dadi e le carte; strumenti di
contese e giochi che il vivere induce. Sfide all’esistenza e giochi con i
sentimenti. La preziosa penna è l’arma incruenta del poeta, la rosa rossa il
vessillo della passione e poi, al centro, tra il fiore e lo strumento dello
scrivere, ecco il filo di preziose perle.
Così
si presenta la seconda raccolta di Claudia Formiconi. Dentro il prezioso
cofanetto c’è la vera collana di perle meravigliose. Perle di bellezza rara,
pure nel loro essere gioielli di bellezza incorruttibile. Perle che non
trasforma il tempo e neanche le scalfisce, gioielli di nitidezza incontaminata che non bisognano di cesello di
orafo valente. Le perle sono preziose appena rivelate dalle valve, sono straordinariamente
meravigliose nella loro nitida nudezza abbacinante.
Così
le quarantatre perle contenute nella seconda raccolta poetica di Claudia
Formiconi, “Scrivo versi nudi”.
E
nudi e preziosi sono i versi proprio come sono le perle che vanno ad
aggiungersi alle precedenti trentotto di “Contrasti”.
Sono
versi afferrati nelle profondità dell’intimo, scandagliato come solo la
poetessa della passione sa fare; versi depurati dalla patine del tempo e della
consuetudine, parole lucidate e disposte in versi sulla pagina frusciante.
Versi nudi, appunto.
Claudia,
e i suoi alter ego, continuano a
fluttuare con magica leggerezza nel mondo incantato della passione fatto di
vissuto, sogni e desideri dove, però, non è possibile distinguere il reale da
quello che non è poiché nella ricerca poetica di Claudia Formiconi anche i
desideri e i sogni divengono entità tangibile. In quel mondo non è importante
la realtà di un evento: sono importanti le sensazioni che vanno a sedimentarsi
nelle imperscrutabili profondità dell’intimo, quelle si, vere anche più di
quello che si vede e si tocca, soprattutto nello sconfinato mondo affascinante
e misterioso dell’essere persona, individuo, donna e femmina insieme. Lì è la
vera fonte dell’esistenza, lì c’è il cratere infuocato delle passioni, in
quella fucina avviene la palingenesi,
da quel cratere sgorgano i versi che raccontano anche l’apparente
inconfessabile.
ho vestito il mio
corpo / di spine pure / di ghiaccio / come la sorgente / (…) / Qualche ferita
in più vedono ora / i miei occhi, / in una luce più nitida / mi riconosco /
nella mia completezza.
Si
trasforma e vola la donna/femmina in una dimensione dove desiderio e realtà si
sovrappongono, dove i confini sono labili o, addirittura inesistenti,
cancellati dall’insistere delle onde, non necessariamente d’acqua, in una
risacca, non necessariamente riparata da elementi fisici.
Sono maniglie le mie
costole / per la mano del naufrago / che attracca al desiderio / di una folle
salvezza / nelle spiagge arse del mio ventre.
Il
passato, quello che si è stati, continua a vivere in noi, è parte indivisibile,
si può dissimulare ma è vano il tentativo di cancellarlo perché C’era.
Non riconosco più /
l’ala dimenticata del mio inconscio / (…). / L’ho scacciata tante volte / ma
c’era.
Ma
non per questo la poetessa rinuncia alla ricerca dell’essenza di sé, avida di
conoscenza come tutti gli odissei di ogni latitudine continua la battaglia che Claudia Formiconi racconta
in una sintesi dall’intensità di una valanga che tutto travolge.
Ho impugnato le armi
/ ho dovuto / ho combattuto la mia battaglia. / La bonaccia / ora / dopo la
tempesta.
Ma
è bonaccia solo apparente poiché la passione si insinua nel quotidiano e lo
sconquassa.
Propulsivo / lo
spasmo / sconquassa il cervello
E
versi diventano sciabolate di lampo rosso che infilzano la calma piatta dei
deserti quotidiani, angusti, troppo angusti per la grandezza delle ali
completamente spiegate nel volo ponderato ma impetuosa alla ricerca di un’oasi
non solo spirituale. Non solo luogo dell’anima ma anche della carnalità.
Scrivo versi nudi
spregiudicati / senza l’aurea della colpa / roteanti / affabulazioni lessicali
/ ardite // Scrivo versi libertini iniziatico contatto del piacere / cuspidi /
pagani rituali / atei // Scrivo versi carnali / nell’altare del piacere /
sublimo la dea / nel pronao / del mio tempio.
Versi,
come si diceva di nitida rudezza, senza fronzoli, né veli moralisti.
il tuo volto /
affonda / tra scolpiti desideri / nell’avorio dei mie fianchi.
Oppure:
Adoro l’urlo della
tua carne / quando mi guardi / (…) / Adoro l’amplesso scomposto / dei pensieri proibiti.
Le
sciabolate di passione sono numerose, alcune dell’intensità di una forte scossa
elettrica, brividi di scarlatta carnalità, di purpurei desideri, di passione
rossa.
Il
tempo scorre ma la poesia di Claudia Formiconi non ha la dimensione del tempo
perché lo travalica e si pone come affacciata a un qualsiasi davanzale sullo
spazio storico - geografico.
La
storia, intesa come spazio/tempo, fa capolino in due sole composizioni: L’equilibrista, con accenni a Icaro e
Pierrot:
In vortici pindarici
/ come Icaro / mi libro / in rime equilibriste / (…) / dolce mi coglierà / la
notte nell’oblio / ridestato / dal sorriso di Pierrot.
E
Il lamento di protesta, dedicata a
Federico Garcia Lorca, Martin Luther King e Pablo Picasso, e con richiami alla
loro vita:
“ a la cinco de la
tarde” , / in un pianto soffocato / tra i versi del dolore. / Il lamento di
protesta del blues Man / per i suoi fratelli / (…) / Il lamento di protesta del
pittore / tra i disegni dell’angoscia
per
poi chiudere con l’urlo della poetessa rivolto all’indifferenza:
Il mio lamento di
protesta / per tutte le anime squarciate / e derubate nel corpo / all’ombra di
un inquieto silenzio planetario.
Si
dovrebbero ricordare tutte le quarantatre perle che compongono la stupenda
collana di perle che è “Scrivo versi nudi”, ma questo è un piacere che il
lettore deve scoprire ad ogni fruscio di pagina. A me piace ricordare Il mare, l’ultima perla del prezioso
gioiello, dedicata all’amica Gheti Valente, perché nel leggerla mi sono sentito
come immerso in una tela di Hopper con mare e barca a vela.
Più azzurro
dell’azzurro / il mare. / In tutto ciò, mi son scoperta / meravigliosa natante
/ in solitaria veleggiata di bolina /
solcando le onde.
Perle
pure e petali delicati di rosa rossa sono le poesie di “Scrivo versi nudi”. Ma
la Poesia è anche vitale ricerca,
nutrimento della poetessa, sia nei terreni impervi e sia nelle oasi serene.
Sboccio di versi /
con le gemme acerbe / e la dolcezza del
loro nettare. / Giorno dopo giorno / sono un albero / fasciato di parole, /
soffoco e mi ossigeno / come l’edera col tronco.
La
poetessa/donna/femmina deve la sete di orizzonti, di allargarli sempre di più,
oltre il visibile con la forza e la determinazione in lei connaturati.
Fianchi forti / come
querce secolari, gambe energiche / - è l’incedere femminile - // Passi /
inaspriti dal tempo, / su foglie dischiuse / in stagioni di lotte. // Conquiste
gridate, strappate / dagli orli di seta / di vesti troppo strette. // Sul corpo
/ vibrante, / lieve s’appoggia / il frinire della cicala.
La
lettura di “Scrivo versi nudi” non si esaurisce con l’ultima pagina e non termina con la semplice lettura dato che le perle le
donne le indossano per essere più belle e per moltiplicare lo splendore dei
gioielli. I gioielli non hanno ragione di esistere se nessuno li indossa. Allo
stesso modo le poesie di Claudia Formiconi sono come ornamenti dell’anima di
cui ci si arricchisce e che difficilmente si vorranno dismettere.
con nota di Giorgio Bàrberi Squarotti e prefazione di Gheti Valente
Bastogi Libri – Roma, giugno 2016
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