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11 settembre 2019

A mia moglie - Jan Spiewak

Francis Picabia - Portrait D'yvette, 1942, olio su tela
A mia moglie - Jan Spiewak

Vorrei scrivere una poesia su di Te,
anche se la mia penna è più fragile delle nubi
passeggere,
anche se il mio sorriso è più luminoso delle mie
parole.
Vorrei paragonarti a tutto ciò che reca gioia.
Vorrei paragonarti a tutto ciò che vuol dire cura
serena.
Vorrei paragonarti a tutto ciò che vuol dire che vivo.
Mi rivolgo ai fiori, all’albero, mi rivolgo alle foglie,
mi rivolgo al soave fruscio del vento, perché diano
precisione
e un significato univoco ai miei pensieri.
Mi rivolgo a un sassolino del campo, perché mi insegni
a lodarTi tacendo.
Mi rivolgo alla rosa in fiore, perché mi sostituisca
con la sua bellezza.
Mi rivolgo a tutto ciò che canta e che gioisce.
Vorrei evitare parole elevate e sonanti.
Vorrei evitare i semplici detti da me pronunciati.
Vorrei che questo verso si mutasse nella mia bocca
e nei miei occhi.

Oh, se parlasse la luce che mi sveglia al mattino.
Oh, se parlassero le strade che abbiamo percorso
insieme.
Oh, se parlassero i colombi del nostro sangue con il
loro saggio affetto.

La mia poesia ogni giorno si avvicina a Te titubante.
La mia poesia ogni giorno si aggira a distanza della
mano tesa
e non osa dichiararsi, e paziente aspetta.

Traduzione di Paolo Statuti

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