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8 settembre 2019

da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa

dipinto di Eric Bowman
da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa

104. Sono una di quelle anime che le donne dicono di amare, e che non riconoscono mai quando la incontrano; di quelle che, se le riconoscessero, anche così non le riconoscerebbero. Patisco la delicatezza dei miei sentimenti con sdegnosa attenzione. Possiedo tutte le qualità, per le quali sono ammirati i poeti romantici, ma anche quella mancanza di tali qualità, per la quale si è veramente poeti romantici. Mi trovo descritto (in parte) in diversi romanzi come protagonista di vari intrecci; ma l’essenza della mia vita, come della mia anima, è non essere mai protagonista. Non ho un’idea di me stesso; né quella che consiste in una mancanza di idea di me stesso. Sono un nomade della coscienza di me. Sono scappati dal recinto nella mia prima guardia i greggi della mia ricchezza intima. L’unica tragedia è non poterci concepire tragici. Ho sempre visto nitidamente la mia coesistenza con il mondo. Non ho mai sentito nitidamente il mio errore di coesistere con esso; per questo non sono mai stato uno normale. Agire è riposare. Ogni problema è insolubile. L’essenza della presenza di un problema è che non esiste una soluzione. Cercare un fatto significa che un fatto non esiste. Pensare è non sapere esistere. A volte, passo intere ore nel Terreiro do Paço, sulla riva del fiume, a meditare inutilmente. La mia impazienza mi vuole costantemente strappare da questa quiete, e la mia inerzia costantemente mi ci mantiene. Medito, allora, in uno stato di sonnolenza fisica, che somiglia alla voluttà soltanto come il sussurro del vento ricorda delle voci, nell’eterna insaziabilità dei miei desideri, nella perenne instabilità delle mie ansie impossibili. Soffro, principalmente, del male di poter soffrire. Mi manca qualcosa che non desidero e soffro perché questo non è esattamente soffrire. Il molo, la sera, l’odore del mare, entrano tutti ed entrano insieme, nella composizione della mia angoscia. I flauti dei pastori impossibili non sono più dolci del fatto che qui non vi siano flauti e che questo me li ricordi. Gli idilli distanti, in riva ai ruscelli, mi addolorano dall’interno quest’ora analoga, […]

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