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14 settembre 2019

da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi

dipinto di Iain Faulkner
da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi

La trattoria vicino al porto è molto carina, ma non fa le pizze.
Lorenzo ricordava male oppure ha confuso locale. E io la pizza volevo stasera, mannaggia. Sto per fare un capriccio ma poi guardo Lorenzo e i suoi occhi chiari come i laghi e desisto. Non mi pare il caso di spaventarlo così presto, del resto ci conosciamo appena. Vorrà dire che mi consolerò con una frittura di pesce. Un trionfo di calamaretti, alici, moscardini e merluzzetti così buoni da far resuscitare un morto. Uno di quei piatti proibiti dalla legge (della
dieta) che puoi concederti sì e no tre volte l’anno.
Lorenzo continua a versarmi vino – ignaro degli effetti – e più lo guardo, più quest’uomo mi piace. Elegante, raffinato, garbato. Forse un po’ noioso ma valuterò in seguito i dettagli. In Questura l’altro giorno mi era parso un vecchio marpione, ma temo di aver sbagliato. Solo che un po’ saranno le bollicine dello spumante rosé un po’ la stanchezza, un po’ che ieri sera ho fatto notte, ma mi sta calando la palpebra. Lorenzo invece non fa altro che raccontare. Del
suo lavoro, di Roma, di molto altro. Così però non ne usciamo più, e io al massimo tra mezz’ora mi voglio ritirare. Lui invece continua a ordinare, ordinare. Sorbetto, tiramisù, limoncello, caffè e ammazzacaffè. Oh, ma quanto mangia questo qui. Fammi tagliare corto, dai.

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