Pagine

9 settembre 2019

Il caprone – Federico Garcia Lorca

Peter Paul Rubens - The Judgement of Paris, c.1606, Museo del Prado, Madrid
Il caprone – Federico Garcia Lorca

Il gregge di capre è passato
vicino all'acqua del fiume.
Nella sera di rosa e zaffiro,
piena di pace romantica,
guardo
il caprone.

Salve, muto demonio!
Sei l'animale
più intenso.
Mistico eterno
dell'Inferno
carnale...

Quanti incanti
nella tua barba,
nell'ampia fronte,
rude don Giovanni!
Che accento quello del tuo sguardo
mefistofelico
e passionale!

Vai per i campi
con il tuo gregge,
da eunuco
mentre sei un sultano!
La tua sete di sesso
che non si spegne mai;
bene imparasti
dal padre Pan!

La capra
lenta ti segue
innamorata con umiltà;
ma le tue passioni sono insaziabili;
la vecchia Grecia
ti capirà.

O essere di profonde leggende sante
di magri asceti e di Satana
con pietre nere e croci rozze
con fiere domate e profonde grotte,
dove ti videro nell'ombra
soffiar la fiamma
del sesso!

Caproni cornuti
con barbe forti!
Nero compendio di medioevo!
Sei nato vicino a Filomede
nella schiuma casta del mare
e le vostre bocche
l'accarezzarono
allo stupore del mondo astrale.

Venite dai boschi pieni di rose
dove la luce è uragano;
venite dai prati di Anacreonte
pieno di sangue dell'immortale.

Caproni!
Siete la metamorfosi
di vecchi satiri
ormai perduti.
Voi spargete lussuria vergine
come non può altro animale.

Illuminati del Mezzogiorno!
Fermarsi
per ascoltare
quel che dal fondo della campagna
vi dice il gallo:
Salve!

1919

Nessun commento:

Posta un commento