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10 settembre 2019

Un amore – Dino Buzzati

Un amore – Dino Buzzati

Al ritorno dal ristorante di Corsico, lungo il Naviglio, nella sera di maggio profumato, al volante della bella macchina, col vento che gli dava uno strano fastidio nella nuca, con una bella donna al fianco, di cui non conosceva neanche il nome e di cui se ne fregava totalmente, coi lumi dei lampioni che scorrevano via, gli sguardi incuriositi o invidiosi dei passanti, col pensiero che all’indomani la avrebbe rivista, con la meravigliosa consapevolezza che la Laide, per la prima volta lo aveva chiamato, con la levità che gli dava l’immersione nell’aria blu della notte, con quel senso inebriante di nudità che dà la macchina aperta, come quando da bambino, ai primi di giugno, lasciava i calzoni knicherboker per mettere i pantaloni corti e le gambe nude gli davano una confusa sensazione di voluttà, di espansione fisica, di sfrontatezza carnale.
La sveglia alle sei, di per sé dolorosissima, fu una specie di meraviglia all’idea di lei che lo aspettava, all’idea della macchina con cui andava a prenderla. Con quella macchina arriverà un uomo in gamba, ricco, sportivo, disinvolto, moderno, giovane, come i fusti dei film di moda. Le farà una magnifica impressione. Vedendolo arrivare con una spyder Laide non potrà più considerarlo un intellettuale, uno sparuto, un povero borghese. Quella macchina gli permetterà di entrare finalmente nel suo mondo, con pieno diritto di cittadinanza, il mondo degli uomini ricchi e impavidi che manovrano le ragazzette povere come fossero automobili, anzi con maggiore indifferenza, e loro li stanno a guardare intimidite e si lasciano passivamente pastrugnare.

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