Pagine

4 ottobre 2019

Donne forti - Enzo Montano

Pablo Picasso - Madre e figlio, 1951
Donne forti (Paola)* - Enzo Montano

“Comincia, o piccolo fanciullo, a riconoscere col sorriso la madre:
alla madre nove mesi arrecarono lunghi travagli”
Virgilio, da Bucoliche IV
Chi sono le donne forti?
Tutte le volte che venivo sopraffatta dall’ansia, dai timori, dal senso di inadeguatezza, questa domanda mi tormentava, con l’insistenza puntigliosa dell’impiegato più zelante.
Chi sono le donne forti?
Cinque parole. Solo cinque parole che rimanevano sospese per aria e mi seguivano ovunque andassi,iridescenti come una grande insegna in cima a un palazzo in una notte buia.
Chi sono le donne forti?
Cinque parole semplici ma aguzze e pungenti come chiodi che con insistenza zelante pungevano le mie già scarse certezze. Perché proprio adesso, in questo periodo, quando maggiore è il bisogno di sicurezza, quella domanda mi perseguitava con assillante pedanteria?
Chi sono le donne forti?
Certo non io, mi rispondevo, e non lo sono da molti anni, da troppi anni, forse, fin dagli anni del liceo. In effetti non tantis-simo tempo fa, ma a me pare un secolo: è probabile che i dubbi riescano perfino a modificare il tempo, a dilatarlo, affinché possano scarti dentro con maggiore efficacia.
Cercavo di compilare un almanacco delle varie categorie delle donne forti secondo un mio personale criterio.
Allora, in quei momenti, mi abbandonavo a una stranezza, forte degli studi umanistici, non so quanto fosse nella realtà una stranezza il farsi continua domande sul ruolo di madre, cosa ovvia quando si è in attesa per la prima volta, ma perché in-trufolarmi nel concetto di “madre” nel senso sociologico o letterario? Poteva questo aiutarmi oppure erano semplici divagazioni, una sorta di autodifesa per diluire l’intensità dell’ignoto? Ignoto solo per me, ovviamente, dacché non sono io la prima donna ad essere incinta e neanche sarò l’ultima, in questa condizione che si riscontra lì dove vive una donna, o quasi nella totalità dei casi.
Mi tornava alle mente Teti, la madre di Achille, che viveva in funzione del figlio, consapevole della fine che l’avrebbe conto nello splendore della giovinezza. Era cosciente, Teti, della brevità della vita del figlio e si adoperava per metterlo al riparo da una sorte segnata: invulnerabilità, destrezza in battaglia, armi mirabili e armature impenetrabili. Ma tutta la sua devota abnegazione non fu sufficiente a salvare suo figlio e neanche si può dire che Achille visse una vita serena.
Oppure, per rimanere in tema mi girava nel cervello un’altra figura di madre, Andromaca, che nel volgere di un tempo brevissimo, la crudezza di un destino crudele come non mai, la privò del giovane marito valoroso, della patria, del figlio Astianatte, piccolo meraviglioso cucciolo, erede di Ilio, la potente città, ucciso come fosse un’allodola; e infine, dovette vivere da schiava il resto della sua vita nel dolore che mai più gli avrebbe dato tregua, neppure per un attimo solo fino alla fine dei suoi giorni.
Oppure pensavo a Cornelia, giovane vedova, ma madre degnissima, che rifiutò di andare sposa al re dell’Egitto ansioso di ricoprila di oro e ricchezze. Rifiutò la proposta, Cornelia, perche la sua stessa vita erano non trascurare i suoi figli. “Ecco i miei gioielli”, disse a una matrona romana che ostentava  con arroganza insopportabile gioielli grandi e preziosi. E per quei gioielli visse la madre coraggiosa,sempre al loro fianco.
Erano donne forti Teti, Andromaca e Cornelia? Non potevano fare diversamente, erano obbligate ad essere forti come le grandi querce del bosco.
Assieme a questi esempi di amore materno, comunque non proprio rassicuranti, mi gironzolavano le figure di madri di altra natura, tutt’altro che idilliaca. Medea, per esempio, capace di uccide i figlia per ambizione di potere e vendetta verso il suo sposo; Charlotte l’improvvida mamma di Lolita, o anche la stessa romantica Emma di Flaubert che ha segnato la figlia per l’intera vita.
Erano forti queste donne? Quanta forza occorre per essere crudeli al punto da far soffrire i propri figli e ad ucciderli? E quanto è utile essere forti solo per sé stessi? No, queste donni non sono forti perché egoiste.
Da un punto di vista più sociologico mi interrogavo sul ruolo della donna durante il fascismo, regime di per sé maschilista, come tutti i regimi. “Le donne debbono tenere in ordine la casa, vegliare sui figli e portare le corna”, questa frase è attribuita al capo dei fascisti e, conseguentemente a questa brillante enunciazione, nel ventennio nero per la donna fu ritagliato il ruolo di madre-casalinga, con la maternità che diventò non già momento di gioia per una nuova vita ma esaltazione pubblica al fine di offrire alla patria braccia da armare con un moschetto per mandarlo, magari, in Russia a morire nel ghiaccio. La donna doveva procreare procreare procreare. non erano ammessi contraccettivi,  e siccome doveva procreare, alla donna era di fatto impedita qualsiasi possibilità di studio o di lavoro. La donna “angelo del focolare” o, per meglio dire, quasi schiave degli uomini.
“Durante il fascismo la donna poteva essere licenziata se si sposava o se rimaneva incinta, non aveva accesso a tutte le professioni, non aveva sviluppo di carriera, non aveva parità pre-videnziale, non aveva pari diritti all'interno della famiglia anche riguardo all'educazione dei figli”. Ebbe a dire Tina Anselmi. Insomma, una vara patriota degna di premi era la donna che sfornava figli in continuazione.
In questo caso possiamo parlare di donne forti solo perché dovevano sopportare degli uomini di M… (tralascio il francesismo del generale Cambronne).
Al termine delle divagazioni letterarie, capaci di allargare a dismisura i confini nell’immensità delle praterie della letteratura, ritornava la domanda iniziale come stampata a caratteri maiuscoli urlanti.
CHI SONO LE DONNE FORTI?
Le donne a capo di una grande azienda, o di un giornale prestigioso, o di una rete televisiva, o di una Nazione; sono donne forti? Secondo quale criterio oggettivo lo si può stabilire? Se-condo quale scala di valori si potrebbe stilare un catalogo delle donne forti?
Le risposte sono arrivate allorquando ho cominciato a lasciare per stradale paure, le ansie e le insicurezze che mi rendevano vulnerabile, che mi portavo dietro come fossero parte indivisibile del mio stesso essere, quando ho cominciato a realizzare che ogni donna è una donna forte, quindi anche io sono una donna forte poiché la maternità in sé richiede una forza straordinaria. Io, allora, donna e futura madre mi apprestavo a far parte della categoria delle donne “forti”.
C’è da dire che non sarei riuscita a trovare dentro di me la forza se non avessi avuto delle guide meravigliose che ad ogni passo mi alleggerivano del pesante fardello portato sulle spalle. Ad ogni passo lungo l’itinerario verso la maternità il cammino si faceva più leggero visto che gli interrogativi cadevano e gli arcani venivano svelati. Nessuna Sfinge mi sbarrava la strada, avevo anzi un sostegno invincibile nella grande sfida, marciavano al mio fianco angeli travestiti da ostetriche, capaci di sgominare briganti, nemici, paure e cattivi pensieri.
Ecco, quello donne, le ostetriche, sono donne forti, certamente da collocare nei primi posti del catalogo.
E in quel catalogo da me compilato certamente ci sono don-ne potenti, donne che sono riuscite ad emergere in un mondo a loro ostile; se poi quelle donne sono anche buone madri devono rimanere per sempre nel catalogo delle donne forti, come tutte le donne che non riescono a farsi sovrastare dalle paure nel sentiero assai periglioso che si chiama esistenza. La stessa esistenza che non potrebbe essere tale senza un gran numero di donne forti, fortissime, di strabiliante bellezza.Adesso, dopo la nascita del mio principino bellissimo, dopo i primo sorrisi, le prime risate, i primi suoni meravigliosamente sgangherati strappati dalle corde vocali; osservando l’agitare delle braccine reclamare la presenza della mamma, la mia presenza, ci pensate, di quella donna titubante e insicura fin dai tempi del liceo, a causa di qualche interrogazione andata male o di alcune ingiustizie. Ebbene il mio principino reclama la mia protezione. Non è questo un miracolo della natura, non è un fiore meraviglioso da custodire a costo della vita?
Adesso, quando ritorna a gironzolarmi intorno quella domanda: Chi sono le donne forti? scritta a caratteri cubitali iridescenti sospesi in aria, io sorrido. Si, sorrido e rispondo: Le donne forti sono tutte le mamme. Anche io sono una mamma e una donna forte.
Quella domanda a caratteri iridescenti non incute più alcun timore, semplicemente cade per terra frantumandosi in milioni di schegge.

* Racconto per l'Associazione AnimaMundi APS di Matera

Nessun commento:

Posta un commento