Gustav Klimt, Golden Apple Tree
Ode al bosco delle petras – Pablo NerudaPer la costa, tra gli
eucalipti azzurri
e le dimore nuove
di Algarrobo,
c’è un bosco
solenne:
un antica
manciata di alberi
che dimenticò la morte.
I secoli
attorcigliarono
i loro tronchi, cicatrici
coprirono ogni ramo,
cenere e lutto
caddero sopra le loro antiche chiome,
si intrecciò il fogliame
dell’uno e dell’altro
come tele titaniche
di ragni
e fu il fogliame come dita
di agonizzanti verdi
annodati
l’uno all’altro e pietrificati.
Il vecchio bosco vive
ancora, qualche nuova
foglia spunta nell’altezza,
un nido
palpitò
nella primavera,
una goccia
di resina fragrante
cade nell’acqua e muore.
Quieta, quieta è l’ombra
e il silenzio compatto
è
come
cristallo nero
tra le vecchie braccia
degli svenuti candelabri.
Il suolo di solleva,
i piedi nodosi si dissotterrano
e sono morti di pietra,
statue rotte, ossa,
le radici
che affiorano dalla terra.
Di notte
lì il silenzio
è un profondo lago
da cui salgono
sommerse
presenze,
chiome
di muschio
e di liane,
occhi
antichi
con
luce
di turchese,
cenerine lucertole dimenticate,
orgogliose donne pazzamente morte,
guerrieri
affascinatori,
riti
araucani.
Si popola il vecchio bosco
delle Petras
come un salotto
selvaggio
e poi
ombra,
pioggia,
tempo,
oblio
cadono
spegnendolo.
Gli invisibili esseri
si ritirano
e il vecchio bosco
ritorna
alla sua immobilità, alla sua solenne
virtù di pietra e sonno.
1956
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