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29 ottobre 2019

Ode alla susina – Pablo Neruda

Adriana Pincherle - Frutta, olio su compensato, cm. 20x20
Ode alla susina – Pablo Neruda

Verso la cordigliera
Le strade
vecchie
erano circondate
da susini,
e fra
lo sfarzo
del fogliame,
la verde, la violacea
popolazione dei frutti
rivelava
le sue agate ovali,
i suoi crescenti
piccioli.
Sul suolo
le pozzanghere
riflettevano
l’intensità
del duro
firmamento:
l’aria
era un
fiore
totale e aperto.

Io, piccolo
poeta,
con i primi
occhi
della vita,
andavo sopra
il cavallo
equilibrato
sotto l’alberatura
dei susini.

Così nell’infanzia
potei
aspirare
su
un ramo,
su un ramo,
l’aroma del mondo,
il suo garofano
cristallino.

Da allora
la terra, il sole, la neve,
le raffiche
della pioggia, in ottobre,
sulle strade,
tutto,
la luce, l’acqua,
il sole nudo,
lasciarono
nella mia memoria
odore
e trasparenza
di susina:
la vita
ovalizzò in una coppa
la sua chiarezza, la sua ombra,
la sua freschezza.
Oh bacio
della bocca
sulla susina,
denti
e labbra
pieni
dell’ambra odorosa,
della liquida
luce della susina!

Rami
di alti alberi
severi
e ombrosi
la cui
scura
corteccia
arrampicammo
verso il nido
mordendo
susine verdi,
acide stelle!
Talvolta variai, non sono
quel bambino
a cavallo
per
i
cammini della cordigliera.
Talvolta
più
di una
cicatrice
o bruciatura
dell’età o la vita
mi cambiarono
la fronte,
il petto,
l’anima!

Ma, un’altra volta,
un’altra volta
torno
a essere
quel bambino silvestre
quando
nella mano alzo
una susina:
con la luce
mi sembra
di alzare
la luce del primo giorno
della terra,
la crescita
del frutto e dell’amore
nella sua delizia.

Si,
in questo momento,
sia
come sia, piena
come pane o colomba
o amara
come
slealtà di amico,
io per te alzo una susina
e in essa, nella sua piccola
coppa
di ambra violacea e spessore fragrante
bevo e brindo alla vita
in onore tuo,
sia chi sia, vada dove vada:

Non so chi sei, ma
lascio sul tuo cuore
una susina.


1956

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