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9 ottobre 2019

Un amore – Dino Buzzati

dipinto di Jeremy Mann
Un amore – Dino Buzzati

Nel salotto, per così dire, c’era un divano ad angolo, un tavolo rotondo, un altro divano lungo, un armadietto, un armadio a muro. Mobili cosiddetti moderni, tipo Svezia, abbastanza semplici, un vago senso di pulizia. Stupiva la presenza, sui muri, di due grandi riproduzioni di Breughel il vecchio: le famose scene di contadini. Chissà come erano capitate là, o erano state scelte.
Era là, seduta sul divano lungo. Lui ne ebbe al primo sguardo un’impressione gradevole però niente di straordinario.
Un faccino pallido, reso arguto dal naso dritto e prominente, dalla bocca piccola, dagli occhi tondi e attoniti. C’era qualcosa di fresco, di popolaresco, ma non volgare.
Guardò, cercando di misurare il piacere che ne sarebbe presto seguito. Si accorse che l’ovale del volto era bellissimo, puro, benché non avesse niente di classico. Ma soprattutto colpivano i capelli neri, lunghi, sciolti giù per le spalle. La bocca formava, muovendosi, delle graziose pieghe. Una bambina. La bocca aveva labbra sottili ma rilevate non apertamente sensuali, però maliziose. Il labbro inferiore, relativamente, sporgeva un poco, tanto più che il mento era piccolo, stretto e di profilo rientrante. Non aveva rossetto. La bocca era ferma e tesa, molto piccola in proporzione alla faccia, ma importante. Tutta la faccia era compatta per la tensione estrema della giovinezza. Era una faccia decisa, spiritosa, ingenua, furba, pulita, provocante. Lui si ricordò di una Madonna di Antonello da Messina. Il taglio del volto e la bocca erano identici. La Madonna aveva più dolcezza, certo. Ma lo stesso stampo netto e genuino.

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