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15 ottobre 2019

Vasca - Eugenio Montale

dipinto di Rafal Olbinski
Vasca - Eugenio Montale

Passò sul tremante vetro
un riso di belladonna fiorita,
di tra le rame urgevano le nuvole,
da fondo ne riassommava
la vista fioccosa e sbiadita.
Alcuno di noi tirò un ciottolo
che ruppe la testa lucente:
le molli parvenze s’infransero.

Ma ecco, c’è altro che striscia
A fior delle spera rifatta liscia:
di erompere non ha virtù,
vuol vivere e non sa come;
se lo guardi si stacca, torna giù:
è nato e morto, e non ha avuto un nome.

1 commento:

  1. Questa poesia mi fa pensare alla Novella di Pirandello "Con altri occhi". Anche se nella novella pirandelliana la protagonista scopre se stessa nella foto della prima moglie del marito, come un'immagine riflessa nello specchio, c'è questo "sprofondare nel nulla, questo annientamento di sè", dopo la scoperta di una verità che non voleva vedere, che voleva ignorare.

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