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4 novembre 2019

Il ritorno del contadino – Dylan Thomas

Renato Guttuso - Nella stanza le donne vanno e vengono, 1986
Il ritorno del contadino – Dylan Thomas

Abbracciando la Londra
Più dimessa (disse l’uomo strampalato in un
Buco di campagna, la sua catapecchia nei
Campi, presso un pollaio materno)
Con le mie mani a coda di pesce, e con misura
Concimando l’occhio sgranato o
Gonfiandomi in biancheria chiazzata dalle pulci,
La più indecente della città,
Ho speso il mio tempo indissipabile
Tra bigliardini ambulanti
Con spalle imbottite e molleggiate,
Futuri colonnelli da club ubriachi
Che si fanno già crescere le ferite,
Morti di professione non reclamati
Dell’ultima guerra, ragazze di buona famiglia
Che studiano il testicolo
In piattolosi appartamenti comunali,
Forniti di Sunflowers,
Vecchi bicchieri sporchi di colore galoppanti
Su sgabelli verso mostre personali fallite,
Usignoli dei posti di pronto soccorso
Stretti da gerii e vestiti da sirena
Annoiati e malignamente in attesa
Nei pomeriggi dissipatori
Che rivestono di bianche penne i vivi.
Le volte di Londra sprofondano,
Da Pedro o da Wendy
Con un allevatore di volpi argentate
Che tenta nuovi fallimenti,
Un poeta da opere complete
E alcune donne smantellate,
Io, uomo da rasoio e re del ventre,
Appoggiavo il peso dell’umanità alla
Macchina mangiasoldi,
Spalancavo il mio petto e li lasciavo
Sciogliersi tutti nella borsa da bagno.
Riapri la lampo per un viaggiatore
Con le merci sotto gli occhi,
Un’altra con le sue sotto la cintura,
E il negro, con la pelle più chiara fino al segno
Dell’acqua, con le labbra a tromba e gli occhi a comedone,
Mentre le lacrime si trascinano
Sulla coda, la bilancia, della mia mano.
Poi scivolavo per vie cieche
Solo, con la mia borsa rimbalzante,
Troppo pieno per potermi inchinare alla luna
Appannata, dal volto di parente,
O scappellarmi a non veduti
Fratelli, schivando tra la nebbia
Il borsaiolo affettuoso
E l’infantile, piagnucoloso finocchio.
Mendicanti, ladri, adescatori,
Voci dalle fogne e dai tombini,
Materne puttane a tempo,
Piovre nei portoni,
Misteriosi invitatori a buchi di serrature
E a serate con cani danesi,
Battone da stanza mobiliata
Senza niente per il contatore,
Altre il cui letto singolo fa posto per due
Al solo scopo di sbarcare il lunario,
Tutta l’insidiosa processione
Della città ipnotizzata
A caccia di danaro e compassione
Fra chi difficilmente ne possiede.
E io nel flusso bisognoso
Mai abbastanza coinvolto
Prestigiavo per sembrare
Un Walt canoro da linda villetta economica
Con prato e falciatrice
Della fascia superiore del ceto inferiore,
Scodinzolando senza barba in Dean Street,
Benedicendo e contando i passeri
A due gambe, affaccendati e pieni di borse,
Cacciando a frustate nei vestiboli
Il mio essere cavernoso e da letto di piume.

Stacco. Taglia le strade schiacciate, lasciando
Un buco di commissioni e di ombre;
Ottura le gallerie del metrò che soffiano carta;
Castra gli orologi pieni di semi;
Raschia via lo scarabocchio delle stampe
Su corpo e aria e edificio;
Metti rami e foglie sui tetti privi d’uccelli.
Volti di visioni struggenti,
Prostituzione alla Maddalena,
Fascino del crudelmente sottomesso,
Esaltazione dei ciechi,
E quell’abbraccia-peccati grondante di ridicolo,
Spazza via come una nuvola di panna;
Seppellisci ogni avanzo e segno d’amore
Della mia settimana nel secchio dei rifiuti,
In questa scena anacronistica
In cui, seduto con biancheria pulita
In una catapecchia, in una valle pezzata di mucche,
Ora io mi compiaccio, immagino, del
Ritorno del contadino,
E conto a foglie e a uova d’uccelli
I minuti del viver campagnolo,
I silenzi spreconi tra gli alberi.
E oh tagliare il verde campo, lasciando
Una strada di ricchi con dentro la fame.

da Dylan Thomas Poesie inedite, a cura di Ariodante Marianni – Giulio Einaudi Edizioni

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