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29 febbraio 2020

da “Sotto le ciglia chissà” - Fabrizio De Andrè

dipinto di Eva Fisher
da “Sotto le ciglia chissà” - Fabrizio De Andrè

Non guardo mai l’orologio quando scrivo una canzone: purtroppo lo guarda la casa discografica e ci punta sopra gli occhi come se fosse un tassametro.
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Ho sempre pensato che la canzone sia una forma d’arte o di artigianato fruibile attraverso l’ascolto. La canzone non è qualcosa da vedere: è qualcosa da ascoltare.
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Dal deteriorarsi progressivo della grafia, dagli errori di intestazione ecc. ecc., ci si rende conto di non avere più un pubblico di élite, ma di avere allargato sensibilmente il numero degli ascoltatori a detrimento della loro qualità: ti domandi se stai declinando.

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