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19 febbraio 2020

Hammamet - Enzo Montano

Hammamet - Enzo Montano

Qualche giorno fa un amico mi ha chiesto di andare con lui al cinema. Altrimenti mai mi sarei sognato di andare a vedere Hammamet. Avrei preferito la dodicesima replica di un telefilm americano o la ventiquattresima di Edward mani di forbice in televisione. Non ci sarei mai andato perché la figura di Craxi non mi piace, anzi, mi ha sempre suscitato avversione per varie ragioni.
Cosa si può dire su Craxi che non sia già noto? mi chiedevo.  Comunque mi sono seduto con le buone intenzioni di uno spettatore interessato, innamorato dello strumento cinema, pur senza riuscire a lasciare fuori il giudizio sul politico.
Provo, perciò, a raccontare le impressioni di uno spettatore che ha vissuto i giorni del potere di Craxi. Ricordo la ‘Milano da bere’, il ponte di comando in piazza Duomo a Milano, i congressi con scenografie sfavillanti simili alle convention dei predicatori americani, il delirio di onnipotenza, la corte di ballerini e nani di cui amava contornarsi, l’arroganza del potere fatta sistema e innalzata ai massimi livelli, il decisionismo, l’avvio della destrutturazione della politica e dei partiti, il disprezzo verso gli avversari politici, i fischi  a Berlinguer il 14 maggio 1984 invitato al congresso. Perché invitarlo a un’imboscata di cui andar fieri? “Io non mi posso unire a questi fischi solo perché non so fischiare” ebbe a dire il Presidente, colui che aveva organizzato la trappola, la gogna becera a danno di uno dei maggiori leader della sinistra europea. I fischi e gli sberleffi impedirono a Berlinguer di fare il proprio intervento, dovette abbandonare malinconicamente la sala del congresso del Partito Socialista, lo stesso di Matteotti, Buozzi, Lombardi, Nenni, Pertini.
Non mi soffermerò sugli aspetti tecnici poiché non sono un critico. Gli attori sono bravi, soprattutto il protagonista. Ma questa non è una novità, in genere gli attori sanno fare il loro lavoro. Le scene ben costruite, ma il ritmo…. Che noia! Una noia mortale. La sceneggiatura c’era? A me è parso di no. Non sono andato via solo per non mancare di rispetto all’amico che mi aveva invitato. Quel tipo di ritmo è giustificabile in alcuni film di Bunuel, Bergman, Altman…. Registi capaci di rendere denso di significato il silenzio semplicemente per la costruzione scenica su contenuti ben diversi da Craxi. Qui non c’era niente da riempire.
Il film non mi è piaciuto.
Forse il giudizio è influenzato dal nome del protagonista? Sicuramente! Ma io ho avvertito una noia mortale cercando di seguire il film, e alla noia si è assommata alla rabbia, poiché spesso la pellicola mi sembrava l’agiografia di un politico, segretario di un partito glorioso, capo del governo per diversi anni, scappato dal suo Paese per evitare il carcere. Un politico condannato per corruzione e finanziamento illecito che fugge di fronte alla legge come un delinquente qualsiasi. Condannato in via definitiva in due diversi processi per corruzione e illecito finanziamento ai partiti: Eni-Sai e Metropolitana Milanese per un totale di una decina di  anni di detenzione, a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento di una decina di miliardi di lire alla Metropolitana Milanese.
Altri quattro processi si sono estinti con simili ipotesi di reato e condanne nei primi gradi di giudizio. Secondo i giudici cospicui flussi di denaro finivano nei conti privati del Presidente.
Un politico assai potente, a suo tempo, ma debole di fronte alle sue responsabilità, debole di fronte agli italiani, debole di fronte a sé stesso. Non parlo dell’uomo, parlo del politico.
Forse nel film si vuole evidenziare proprio il conflitto di un uomo che fa i conti con sé stesso nel mentre avverte la prossimità dell’epilogo dell’esistenza? Massimo rispetto per la vicenda umana e privata, massimo rispetto per gli affetti. Ma questo non può impedirmi di essere severo. Quanto rimane di privato di una persona che è stato per anni all’apice del potere? C’era bisogno di ricorrere a Craxi per dire che in Italia c’è la tendenza a salire sul carro dei vincitori e scenderne appena la strada diventa impervia? A un politico sprezzante che mai ha ammesso le proprie responsabilità scaricando tutto sugli altri? In esilio? No, latitante. C’era bisogno di un film per questo? Allora se ne dovrebbero fare a migliaia.
Ho provato rabbia! Sì perché il film ha avviato, com’era facilmente prevedibile, una sorta di processo di beatificazione di un politico corrotto. Questo l’obiettivo? Scatenare gli applausi per un colpevole che fugge? Ma poverino, cerano anche altri colpevoli, lui è il solo che ha pagato, il capro espiatorio. Falso! Se c’erano altri colpevoli, e c’erano, hanno pagato anche loro. Altri non sono stati presi? Beh! Forse la Magistratura non ha trovato prove sufficienti. Che fine ha fatto il garantismo? E, ancora, se il Presidente era a conoscenza del sistema diffuso di corruzione, perché non ha fornito fatti e circostanze affinché tutti i ladroni fossero processati? Perché non ha denunciato un sistema di cui lui era l’apice?
Certo un mio teorema, o di chiunque altro, non è sufficiente a condannare chicchessia, per questo c’è la Magistratura. Una Magistratura di parte? Mah! Sembra sia di moda sostenerlo da parte dei condannati. No! Non voglio unirmi al coro dei garantisti a fasi alterne e  dimenticare le garanzie dovute agli imputati ma anche coloro che sono o sono stati danneggiati. Non dimentico le vittime. Io (non solo l’io generico) mi sento danneggiato dall’azione del politico Bettino Craxi, chi si innalza a mio difensore? Chi difende tutti coloro che dalla corruzione, del degrado politico e sociale sono state e continuano ad essere vittime? È mai stato girato un film sulle persone comuni le cui conquiste, ‘privilegi’ talvolta definite, Craxi ha cominciato a mettere in discussione con l’abolizione della scala mobile? Oppure un film sul degrado sociale e culturale, danni devastanti prodotti dal berlusconismo di cui Craxi è stato il precursore?
Ricordo, all’epoca dei governi Craxi, i telegiornali istituirono il collegamento quotidiano dalla Borsa di Milano per comunicare, udite udite, l’andamento del mercato azionario, e raccontare delle performance di speculatori professionisti. Indici e dati statistici a volontà come se tutti gli italiani un bel mattino si fossero risvegliati in possesso di somme di denaro da scommettere in Borsa. Perché, mi chiedevo, quel genere di comunicazione? Forse era l’inno al capitalismo di un governo il cui capo aveva deciso di abbracciare totalmente rinnegando le origini socialiste? Oggi si definirebbe ‘arma di distrazione di massa’ (nel mentre la prendete in quel posto però vi dimostriamo che l’economia va bene, i profitti qualcuno li intasca, a Milano si beve e tutti dobbiamo essere contenti). Fu l’inizio di una strategia di smantellamento delle origini del suo partito e dell’intera sinistra.
Non mi sarei mai unito ai lanciatori di monetine poiché la dignità di un uomo va sempre rispettata, ancor di più nei momenti di debolezza, ma neanche mi sento di applaudire un film su Craxi, o di concedere una minima giustificazione al suo operato. Insomma, io quel film, almeno per i contenuti mostrati, non lo avrei mai fatto.

19 febbraio 2020

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