Qualche giorno fa un amico mi ha chiesto di
andare con lui al cinema. Altrimenti mai mi sarei sognato di andare a vedere Hammamet. Avrei preferito la dodicesima replica di un telefilm
americano o la ventiquattresima di Edward mani di forbice in televisione. Non
ci sarei mai andato perché la figura di Craxi non mi piace, anzi, mi ha sempre
suscitato avversione per varie ragioni.
Cosa si può dire su Craxi che non sia già
noto? mi chiedevo. Comunque mi sono
seduto con le buone intenzioni di uno spettatore interessato, innamorato dello
strumento cinema, pur senza riuscire a lasciare fuori il giudizio sul politico.
Provo, perciò, a raccontare le impressioni di
uno spettatore che ha vissuto i giorni del potere di Craxi. Ricordo la ‘Milano
da bere’, il ponte di comando in piazza Duomo a Milano, i congressi con
scenografie sfavillanti simili alle convention dei predicatori americani, il
delirio di onnipotenza, la corte di ballerini e nani di cui amava contornarsi,
l’arroganza del potere fatta sistema e innalzata ai massimi livelli, il
decisionismo, l’avvio della destrutturazione della politica e dei partiti, il
disprezzo verso gli avversari politici, i fischi a Berlinguer il 14 maggio 1984 invitato al
congresso. Perché invitarlo a un’imboscata di cui andar fieri? “Io non mi posso
unire a questi fischi solo perché non so fischiare” ebbe a dire il Presidente,
colui che aveva organizzato la trappola, la gogna becera a danno di uno dei
maggiori leader della sinistra europea. I fischi e gli sberleffi impedirono a
Berlinguer di fare il proprio intervento, dovette abbandonare malinconicamente
la sala del congresso del Partito Socialista, lo stesso di Matteotti, Buozzi, Lombardi,
Nenni, Pertini.
Non mi soffermerò sugli aspetti tecnici
poiché non sono un critico. Gli attori sono bravi, soprattutto il protagonista.
Ma questa non è una novità, in genere gli attori sanno fare il loro lavoro. Le
scene ben costruite, ma il ritmo…. Che noia! Una noia mortale. La sceneggiatura
c’era? A me è parso di no. Non sono andato via solo per non mancare di rispetto
all’amico che mi aveva invitato. Quel tipo di ritmo è giustificabile in alcuni
film di Bunuel, Bergman, Altman…. Registi capaci di rendere denso di
significato il silenzio semplicemente per la costruzione scenica su contenuti
ben diversi da Craxi. Qui non c’era niente da riempire.
Il film non mi è piaciuto.
Forse il giudizio è influenzato dal nome del
protagonista? Sicuramente! Ma io ho avvertito una noia mortale cercando di
seguire il film, e alla noia si è assommata alla rabbia, poiché spesso la
pellicola mi sembrava l’agiografia di un politico, segretario di un partito
glorioso, capo del governo per diversi anni, scappato dal suo Paese per evitare
il carcere. Un politico condannato per corruzione e finanziamento illecito che
fugge di fronte alla legge come un delinquente qualsiasi. Condannato in via
definitiva in due diversi processi per corruzione e illecito finanziamento ai
partiti: Eni-Sai e Metropolitana Milanese per un totale di una decina di anni di detenzione, a cinque anni di
interdizione dai pubblici uffici e al risarcimento di una decina di miliardi di
lire alla Metropolitana Milanese.
Altri quattro processi si sono estinti con
simili ipotesi di reato e condanne nei primi gradi di giudizio. Secondo i
giudici cospicui flussi di denaro finivano nei conti privati del Presidente.
Un politico assai potente, a suo tempo, ma
debole di fronte alle sue responsabilità, debole di fronte agli italiani, debole
di fronte a sé stesso. Non parlo dell’uomo, parlo del politico.
Forse nel film si vuole evidenziare proprio
il conflitto di un uomo che fa i conti con sé stesso nel mentre avverte la
prossimità dell’epilogo dell’esistenza? Massimo rispetto per la vicenda umana e
privata, massimo rispetto per gli affetti. Ma questo non può impedirmi di
essere severo. Quanto rimane di privato di una persona che è stato per anni
all’apice del potere? C’era bisogno di ricorrere a Craxi per dire che in Italia
c’è la tendenza a salire sul carro dei vincitori e scenderne appena la strada
diventa impervia? A un politico sprezzante che mai ha ammesso le proprie
responsabilità scaricando tutto sugli altri? In esilio? No, latitante. C’era bisogno di un
film per questo? Allora se ne dovrebbero fare a migliaia.
Ho provato rabbia! Sì perché il film ha
avviato, com’era facilmente prevedibile, una sorta di processo di
beatificazione di un politico corrotto. Questo l’obiettivo? Scatenare gli
applausi per un colpevole che fugge? Ma poverino, cerano anche altri colpevoli,
lui è il solo che ha pagato, il capro espiatorio. Falso! Se c’erano altri
colpevoli, e c’erano, hanno pagato anche loro. Altri non sono stati presi? Beh!
Forse la Magistratura non ha trovato prove sufficienti. Che fine ha fatto il garantismo?
E, ancora, se il Presidente era a conoscenza del sistema diffuso di corruzione,
perché non ha fornito fatti e circostanze affinché tutti i ladroni fossero
processati? Perché non ha denunciato un sistema di cui lui era l’apice?
Certo un mio teorema, o di chiunque altro, non
è sufficiente a condannare chicchessia, per questo c’è la Magistratura. Una
Magistratura di parte? Mah! Sembra sia di moda sostenerlo da parte dei
condannati. No! Non voglio unirmi al coro dei garantisti a fasi alterne e dimenticare le garanzie dovute agli imputati
ma anche coloro che sono o sono stati danneggiati. Non dimentico le vittime. Io
(non solo l’io generico) mi sento danneggiato dall’azione del politico Bettino
Craxi, chi si innalza a mio difensore? Chi difende tutti coloro che dalla
corruzione, del degrado politico e sociale sono state e continuano ad essere
vittime? È mai stato girato un film sulle persone comuni le cui conquiste,
‘privilegi’ talvolta definite, Craxi ha cominciato a mettere in discussione con
l’abolizione della scala mobile? Oppure un film sul degrado sociale e
culturale, danni devastanti prodotti dal berlusconismo di cui Craxi è stato il
precursore?
Ricordo, all’epoca dei governi Craxi, i telegiornali
istituirono il collegamento quotidiano dalla Borsa di Milano per comunicare,
udite udite, l’andamento del mercato azionario, e raccontare delle performance di
speculatori professionisti. Indici e dati statistici a volontà come se tutti
gli italiani un bel mattino si fossero risvegliati in possesso di somme di
denaro da scommettere in Borsa. Perché, mi chiedevo, quel genere di
comunicazione? Forse era l’inno al capitalismo di un governo il cui capo aveva
deciso di abbracciare totalmente rinnegando le origini socialiste? Oggi si
definirebbe ‘arma di distrazione di massa’ (nel mentre la prendete in quel
posto però vi dimostriamo che l’economia va bene, i profitti qualcuno li
intasca, a Milano si beve e tutti dobbiamo essere contenti). Fu l’inizio di una
strategia di smantellamento delle origini del suo partito e dell’intera
sinistra.
Non mi sarei mai unito ai lanciatori di
monetine poiché la dignità di un uomo va sempre rispettata, ancor di più nei
momenti di debolezza, ma neanche mi sento di applaudire un film su Craxi, o di
concedere una minima giustificazione al suo operato. Insomma, io quel film,
almeno per i contenuti mostrati, non lo avrei mai fatto.
19 febbraio 2020
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