fotogramma da "L'angelo sterminatore" di Luis Buñuel
Bunuel 1962 – Enzo MontanoRinchiude una comunità
di abbienti benpensanti
nel sontuoso salone della formalità,
immobile e gelatinosa,
in Calle de la Providencia.
“E come al teatro,
cominci lo spettacolo!”
I commensali ridono
al tonfo del cameriere
mentre salgono sul palcoscenico
allestito dall’angelo Sterminatore.
E osserva, Luis,
osserva le loro stramberie.
Le costruisce, le scolpisce,
le ripete incessantemente,
le disfa e le infilza di ironia,
mentre beffardo sorride dietro
la macchina della magia.
Poi ce le rimanda sullo schermo
in forma di luminosa poesia
in Bianco e nero.
I convitati si uccidono,
e l’angelo giustizia ogni ipocrisia.
arma letale è la punta
aguzza del surrealismo
dissacrante e affilata,
quasi come le zampe di gallina
che spuntano da una elegante borsa,
o le pecore sotto il tavolo.
L’immobilismo di secoli non si smuove,
e quando esce finalmente dal ricco salone,
Bunuel lo rinchiude in una chiesa,
vero tempio dell’immutabile.
Hai ragione Luis,
non c’è soluzione o spiegazione
alla staticità della borghesia.
– “Lei puzza di iena!” –
– “Che cosa?” –
– “Dico che lei puzza di iena, Signora.” –
dalla raccolta: Ritratti
Apollo Edizioni, 2019
Proprietà Letteraria riservata
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