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13 aprile 2020

da La biblioteca di Babele - Jorge Luis Borges.

Galleria Doria Pamphilj - Roma
da La biblioteca di Babele - Jorge Luis Borges.

Queste affermazioni nichiliste non hanno nulla di nuovo; ma nuova e singolare è la conclusione che ne trasse Menard. Risolse di precorrere la vanità che attende tutte le fatiche dell’uomo; s’accinse a un’impresa complessissima e futile in partenza. Dedicò i suoi scrupoli e le sue veglie a ripetere in un idioma estraneo un libro preesistente. Moltiplicò i rifacimenti, corresse e lacerò migliaia di pagine manoscritte. Non permise a nessuno di esaminarle, e curò che non gli sopravvìvessero. Invano ho cercato di ricostruirle. Ho pensato che il Don Chisciotte finale potrebbe considerarsi come una specie di palinsesto, in cui andrebbero ricercate le tracce - tenui, ma non indecifrabili - della scrittura “anteriore” del nostro amico. Disgraziatamente, solo un secondo Pierre Menard, invertendo il lavoro del primo, potrebbe resuscitare queste Troie…
“Pensare, analizzare, inventare (mi scrisse pure) non sono atti anomali, sono la normale respirazione dell’intelligenza. Glorificare l’occasionale esercizio di questa finzione, tesaurizzare pensieri antichi e lontani, ricordare con incredulo stupore ciò che il doctor universalis pensò, è confessare il nostro languore o la nostra barbarie. Ogni uomo dev’esser capace di ogni idea, e credo che nell’avvenire sarà così”.
Menard (forse senza volerlo) ha arricchito mediante una tecnica nuova l’arte incerta e rudimentale della lettura: la tecnica dell’anacronismo deliberato e delle attribuzioni erronee. Questa tecnica, di applicazione infinita, ci invita a scorrere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide, e i libro Le jardin du Centaure di Madame Henri Bachelier come se fosse di Madame Henri Bachelier. Questa tecnica popola di avventure i libri più calmi. Attribuire a Louis Ferdinand Céline o a James Joyce l’Imitazione di Cristo non sarebbe un sufficiente rinnovo di quei tenui consigli spirituali?
Nîmes, 1939


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