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17 maggio 2020

Una notte in carcere - Sibilla Aleramo

Pablo Picasso, Nu au jambes croisées, 1903
Una notte in carcere - Sibilla Aleramo

Pace era nella cella
e sconfinava di là dalle sbarre di ferro
sovra la notte di gran pioggia e sul mondo,
pace m'avvolse,
la cella era simile ad una tomba.
Gelo, sentor di muffa, oscillante ombra.
Silenzio umano immenso, al canto della pioggia.
Ogni prigioniera forse dormiva, e ogni dolore.
Oh notte, oh morte, oh mia libertà!

Giaceva la mia libertà
quella notte come in una tomba,
il bel mito giaceva
per amor del quale ho vissuto ardendo.
Lungi le spiagge le rose le selve.

E creatura nessuna in pena per me,
nessuno nella notte ad attendermi lungi.
Nuda anima, quanta pace!
Le più azzurre sponde,
vastità lucenti, sinfonie di stelle,
serene alla memoria sbocciavano.

Pure, gli uomini e la lor giustizia
potevano, poveri uomini, ne l'errore persistere,
poteva l'alba non riportarmi libertà...
Sovra la notte di gran pioggia e sul mondo,
di là dalle sbarre di ferro,
l'errore forse infieriva...

Nella cella tutta ombra
una nuda certezza allora
in me sentii,
meravigliosamente
in me assolta sentii la vita intera,
folta di sogni, passionata ed aspra,
ogni giorno espiata,
vita d'opere e di lacrime,
e il cielo s'apriva ad archi sorridenti,
di quando in quando, fuggitivi!

Meraviglia limpida, trasparente mistero,
lidia notte di prigionia
trovarsi lieve, sì, alata come non mai,
nella cella simile ad una tomba...
Così forse in una risurrezione confiderò
quando morta giacerò a fior di terra o in fondo al mare?

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