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2 giugno 2020

da Quer pasticciaccio brutto de-via Merulana – Carlo Emilio Gadda



dipinto di Jeanne Lorioz
da Quer pasticciaccio brutto de-via Merulana – Carlo Emilio Gadda

Don Ciccio, non ostante la sonnolenza, aveva memoria pronta, anzi infallibile: una memoria pragmatica, di-ceva. Anche la domestica era una faccia nuova, per quanto somigliasse, vagamente, al a nipote di prima. La chiamavano Tina.
Durante il servizio un batuffolo di spinaci strizzati le esorbitò dal piatto ovale sul candore della tovaglia immacolata: «Assunta! » fece la signora. Assuntina la guardò. In quell’attimo sia la serva sia la padrona parvero a don Ciccio estremamente bel e; la serva, più aspra, aveva un’espressione severa, sicura, due occhi fermi, luminosissimi, quasi due gemme, un naso diritto con il piano del a fronte : una « vergine » romana del ‘epoca di Clelia; la padrona un tratto così cordiale, un tono così alto, così nobilmente appassionato, così malinconico! una pel e incantevole.
Guardando l’ospite, quegli occhi fondi, con una luce di antica gentilezza, parevano scorgere, dietro la povera persona del «dottore», tutta la povera dignità di una vita! E lei era ricca: ricchissima, dicevano: suo marito stava bene, viaggiava tredici mesi all’anno, sempre in un gran da fare con quelli là di Vicenza.

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