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7 giugno 2020

Ode per annaffiare - Pblo Neruda



dipinto di Kelly Reemtsen
Ode per annaffiare - Pblo Neruda

Sopra la terra, sopra i dolori,
acqua dalla tua mano
per l’irrigazione
e sembra che cadano
incurvandosi
altre acque,
non quelle della città per le bocche,
per le pentole, ma
annaffiando
la canna
estrae acque nascoste
dall’occulto, dal fresco
cuore ramificato della terra.

Da lì,
sale questo filo,
si sviluppa in acqua,
si moltiplica in gocce,
si dirige alla sete delle lattughe.

Dalla polvere e dalle piante
un nuovo aroma
cresce
con l’acqua.
È un odore bagnato
di astro verde,
è la resurrezione della freschezza,
la fragranza perduta
del cuore remoto
orfano dei boschi,
e cresce l’acqua
come
la musica nelle tue mani:
con forza cristallina
costruisce una lancia
trasparente
che attacca, impregna e muove
la sua comunicazione con le radici.

L’azione dell’acqua fischia,
scoppietta, canta,
sbroglia
segrete fibre, sale
e cade come coppa
traboccata,
pulisce le foglie fino a
che sembrino campane
nella pioggia,
tormenta i viaggi
dell’insetto,
lascia cadere sopra il capo
di un uccello sorpreso
un acquazzone d’argento,
e vola
e scende
finché il tuo giardino o il tuo seminato,
il raggio delle tue rose
e la pelle genitale della magnolia,
apprezzano
il dono
onesto
dell’acqua
e tu, con la tua canna,
circondata
dalle emanazioni del tuo orto,
per l’umidità del suolo, circondato
come un re da una isola
per la pioggia,
dominatore di tutti
gli elementi,
sai,
al riporre la canna,
e arrotolarla
come un
purissimo serpente,
sai che sopra di te, sopra ai tuoi rami
di rovere polveroso,
acqua di irrigazione, aroma,
cadde bagnando la tua anima:
e ringrazi l’irrigazione che ti dette.

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