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25 luglio 2020

I fili del telegrafo, 9 – Marina Cvetaeva



dipinto di Viktor Sheleg
I fili del telegrafo – Marina Cvetaeva

9
Primavera… sopore… dormiremo.
Separati – eppure: ogni distanza
annulla il sonno… E forse
in sogno ci si potrà vedere.

Onniveggente, il sogno
sa sempre chi riunire.
A chi confiderò il mio affanno?
A chi dirò la mia tristezza

disumana – creatura
senza padre, disperata
di definire… Ah, la pena
di chi piange da solo!

Su quanto come sabbia presto
scivolerà via dalla memoria. Di chi sa:
sono occupati nella vita i posti
e i cuori – presi a nolo: impiegati

senza ferie. Senza fine. Morti
per vivere – in vita – senza amore. Sepolti vivi
dal mattino – prima luce! – nell’archivio,
nell’Eliso degli storpi!

Su noi due – muti, mansueti: più dell’erba,
dell’acqua che ristagna. Sulla rovina
acerba che ci schianta. Sul rimprovero
del vento: schia-vi, schia-vi…

traduzione di Serena Vitale
da Marina Cvetaeva, Dopo la Russia, a cura di Serena Vitale
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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