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12 luglio 2020

Ode alle tempeste di Cordoba - Pablo Neruda



dipinto di Joseph Mallord William Turner
Ode alle tempeste di Cordoba - Pablo Neruda

Il pieno mezzogiorno
rifulgente
è una
spada d’oro,
improvvisamente
cade un tuono
come una
pietra
sopra un tamburo d cuoio rosso,
emerge dall’aria
come
una bandiera,
si fora il cielo
e tutta la sua acqua verde
si precipita
sopra la terra terra
terra terra
cosparsa
di allevamenti.
Rumorosa è l’avventura
dell’acqua sboccata
dalle alture:
sembrano che corrano
cavalli nel cielo,
cadano montagne bianche,
cadano sedie, poltrone
e allora
le scintille
ardono, fuggono, scoppiano,
il campo trema a ciascuna
frustata celeste
il fulmine
brucia
solitari
alberi
con fosforo d’inferno
mentre
l’acqua
convertita in grandine
abbatte muri, uccide
pollai,
corre spaventata la pernice, si nasconde
nel suo retrobottega il fornaio,
la vipera attraversa
come lento lampo
il terreno desertico cercando
un buco, cade
un falco
colpito
dalla pietra celeste
e adesso
il vento della sierra,
gigantesco,
rabbioso,
corre
per la pianura
scatenato.
È un
gigantesco demente
che sfuggì da un racconto
e con braccia incrociate
attraversa, gridando, i villaggi:
il vento pazzo
attacca
i duri carrubi,
rompe
la chioma
dei dolci salici,
suona
come
una
cascata
verde,
che trascina
barilotti e fogliame,
carretti di vetro, letti di piombo.
Improvvisamente,
verticale
ritorna
il giorno
puro,
azzurra è la sua matassa,
rotonda la medaglia
del sole crudele,
non si muove
una foglia,
le cicale
cantano come soprani,
il postino
di Totoral riparte
colombe della carta in bicicletta,
qualcuno sale
sul cavallo,
un toro muggisce,
è estate,
qui, signori,
non è
successo
niente.

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