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29 settembre 2020

Scirocco - Feancesco Guccini

 Konstantin Razumov – In The Café, olio su tela
Scirocco - Feancesco Guccini
 
Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco
Che trasforma la realtà abusata e la rende irreale
Sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco
E in via dei Giudei volavan velieri come in un porto canale
Tu dietro al vetro di un bar impersonale
Seduto a un tavolo da poeta francese
Con la tua solita faccia aperta ai dubbi
E un po' di rosso routine dentro al bicchiere
Pensai di entrare per stare assieme a bere
E a chiacchierare di nubi
Ma lei arrivò affrettata danzando nella rosa
Di un abito di percalle che le fasciava i fianchi
E cominciò a parlare ed ordinò qualcosa
Mentre nel cielo rinnovato correvano le nubi a branchi
E le lacrime si aggiunsero al latte di quel tè
E le mani disegnavano sogni e certezze
Ma io sapevo come ti sentivi schiacciato
Fra lei e quell'altra che non sapevi lasciare
Tra i tuoi due figli e l'una e l'altra morale
Come sembravi inchiodato
Lei si alzò con un gesto finale
Poi andò via senza voltarsi indietro
Mentre quel vento la riempiva
Di ricordi impossibili
Di confusione e immagini
Lui restò come chi non sa proprio cosa fare
Cercando ancora chissà quale soluzione
Ma è meglio poi un giorno solo da ricordare
Che ricadere in una nuova realtà sempre identica
Ora non so davvero dove lei sia finita
Se ha partorito un figlio o come inventa le sere, lui
Abita da solo e divide la vita
Fra il lavoro, versi inutili e la routine d'un bicchiere
Soffiasse davvero quel vento di scirocco
E arrivasse ogni giorno per spingerci a guardare
Dietro alla faccia abusata delle cose
Nei labirinti oscuri della case
Dietro allo specchio segreto d'ogni viso
Dentro di noi

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