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10 dicembre 2020

Arthur Rimbaud - Arthur Rimbaud

 Jean Baptiste Camille Corot - Bacchante by the sea
Le repliche di Nina - Arthur Rimbaud
… … . .
LUI. – Col tuo petto sul mio petto,
noi andremo, vuoi?
riempendoci le nari d’aria pura
ai freschi raggi
del mattino azzurro, immersi
in un vino di luce…
Quando il bosco fremendo sanguina,
muto d’amore,
da ogni ramo, le verdi gocce
dei suoi chiari germogli,
senti, nelle cose dischiuse,
un fremito di carne.
Tu abbandonerai fra l’erba medica
la tua vestaglia candida;
rosa diventerà quel blu che cerchia
i tuoi grandi occhi neri.
Piena d’amore per la campagna
spargendo ovunque,
come schiuma di champagne,
le tue pazze risate,
riderai della mia brutale ebbrezza,
ed io ti prenderò,
così, per la tua bella treccia,
e berrò
il tuo sapor di fragole e lampone,
o carne in fiore!
Riderai al vento vivo che ti bacia
come un ladro
alla rosa di macchia che amabilmente
ti importuna:
riderai soprattutto, testa matta;
al tuo amante!…
… … . .
Diciassett’anni! Tu sarai felice!
O grandi prati
e campi sprigionanti amore!
– Su, vieni più vicino!…
– Col tuo petto sul mio petto,
fondendo le nostre voci,
lenti, raggiungeremo il fiume,
e poi i grandi boschi!…
Allora, come una bimba morta,
col cuore in estasi,
socchiudendo gli occhi, chiederai
che io ti porti…
Ed io ti porterò; palpitante,
lungo il sentiero;
mentre gli uccelli fischieranno
un motivetto…
Io parlerò nella tua bocca;
e me ne andrò, stringendo
il tuo corpo, come se cullassi un bimbo,
ebbro del sangue
che ti scorre azzurro sotto la pelle chiara
dai toni rosati:
e francamente ti dirò quelle cose
che tu sai…
I nostri grandi boschi sapran di linfa
e il sole
cospargerà d’oro il loro grande sogno
verde e vermiglio…
… … . .
La sera?… riprenderemo quella strada
bianca che va
gironzolando, come un gregge al pascolo,
tutt’ intorno
ai frutteti dall’erba azzurra
e ai meli contorti!
Per una lega intera si sparge
il loro acre profumo!
Faremo ritorno al paese
all’ imbrunire;
ci sarà odor di latte munto
nell’aria della sera;
ci sarà odor di stalle colme
di caldo letame,
di fiati cadenzati e lenti,
e di dorsi possenti
biancheggianti sotto qualche lume,
e laggiù, in fondo,
una vacca lascerà cadere sterco, fiera
ad ogni passo…
– Ecco gli occhiali della nonna
ed il suo lungo naso
nel messale; il boccale di birra
cerchiato di piombo
spumeggiante fra le grosse pipe
che fumano come
caminetti; i labbroni spaventosi
che, ancora fumante,
azzannano voraci il prosciutto
dai loro forchettoni:
il fuoco rischiara i pagliericci
e i vecchi cassettoni;
ecco il sederino lucido e paffuto
di un grosso bambino
che fruga, carponi, fra le tazze;
il suo bianco visetto
sfiorato da un muso che ringhia
con amore,
e lecca il viso tondo
del caro piccolino…
Nera ed arcigna, sull’orlo della sedia,
paurosa immagine,
una vecchia davanti al focolare
fila la lana;
Quante cose vedremo, amore mio,
in quei tuguri,
quando la fiamma viva illumina
le finestre grigie!..
– Poi, minuscolo e sepolto
fra i lillà
freschi e neri, un vetro nascosto
che ride laggiù…
Tu verrai, verrai; io ti amo!
Sarà bello, vedrai.
Tu verrai, non è vero? e poi…
LEI. – Ed il mio ufficio?
 
15 agosto 1870

Trad. Laura Mazza 


 

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