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6 agosto 2021

Alienazione - Enzo Montano

Alienazione - Enzo Montano

Sogni di mille notti nella bocca
voce di miele 
e riso argenteo nell’orecchio.
Suoni di vocali consonanti
e pianti
furono melodia in ogni ora dell’assenza.
Nel buio si materializzò il sogno.
Sorriso che squarciò le tenebre.
Mano che mi portò dov’era luce,
profumo che inebriò la mente.

Viene un altro mattino
a prendermi
il sole non riscalda
il mare è senza voce
ed ecco ancora le tenebre.
Mi spinge nelle segrete l’incubo
là dove i suoi capelli pendono,
tendo la mano per afferrarla 
ma sempre sfugge.

Mille notti lontane 
in alto stanno gli appigli.
Il passo nel vuoto 
è l’unica scelta
il viso che lei forse vede 
sono cocci a punta
in ognuno di essi cento gocce rosse
e tre schizzi bianchi di cervello
finché il teschio si svuota.
Stordito ciò che stringo è solo buio
il sapore sulle labbra è acre sudore,
suona la sveglia ed è finita la notte.
Il solito deserto 
rotolato lento fino al tuffo del sole
poi l’altra notte
poi ancora un’altra 
e un’altra ancora
fino al mattino senza l’aurora.
Corazze 
scudi 
armature 
e loriche
non riparano dall’incubo.
Gettai via lontano
la difesa del tempo 
e la ruggine degli anni.

Chi mi libera?
Non posso continuare a morire
ogni giorno
e per mille giorni ancora.
Ma l’Angelo ha altro da fare,
per la città cerca atomi di certezza
dove riflettere lo sterminato io.
Perdonami! 
Colpevole o innocente
perdonami.

Inutile il verdetto della logica.
Togli il velo dagli occhi
e con l’azzurro attraversa la coltre
nuota, guarda e tuffati: 
eccomi,
sono qui ma nessuno mi vede.

Nella valle del fiume 
i lupi lacerano il silenzio
i boschi rivedono i briganti,
cambia il bottino
una testa è sempre in cima al palo
e quella testa ha i miei stessi occhi
la mia bocca
il mio sorriso spento.
Oleandro, menta e parietaria
profumo di eucalipto 
e bacche rosse di mirto
venite scendete dal costone
riempie i bacini con la musica triste 
del mio presente.

Ognuno insegue il suo trionfo
io non lo inseguo 
poiché nulla rimane da raggiungere, 
se c’è infine un trionfo
io non lo conosco.
Solo tramontare intorno a me 
di stelle e lune 
riflessi senza immagini 
e silenzio.
Qualcuno udrà in questa terra d’argilla
di ginestre solitarie 
di oleandri rossi e bianchi
e inondazioni di profumi
il canto della follia
quando la mia polvere si leverà
confusa ai mille verdi del ramarro?

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