La notte prende in segreto dai tuoi capelli dimenticati riflessi tra le pieghe della tenda. Guarda, desideravo soltanto le tue mani tra le mie
e quiete e silenzio e in me profonda pace.
Così la mia anima s’accresce e spezza in mille schegge la monotonia dei giorni; e si fa immensa: sul suo molo al chiarore dell’alba muoiono le prime onde dell’eternità.
quanto era bello il mare azzurro d'estate il vento fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole poi ho visto le cose sformarsi e prendere a soffrire come se si fossero pentite della loro felicità
“L’hai amata, vero?” Lui sospirò “Come posso risponderti? Lei era matta” Sì passò la mano tra i capelli “Dio se era tutta matta. Ogni giorno era una donna diversa Una volta intraprendente, l’altra impacciata. Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa. Dolce e arrogante. Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso Inconfondibile Era quella la mia unica certezza. Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso Quando sorrideva io non capivo più nulla Non sapevo più parlare ne pensare Niente, zero C’era all’improvviso solo lei Era matta, tutta matta A volte piangeva Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio Lei no Lei si innervosiva Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni Era matta tutta matta Ma l’ho amata da impazzire”.
Sistemo i miei dolori come posso, vado di fretta. Li metto nelle tasche o li nascondo scioccamente sotto la pelle dentro le ossa; alcuni, un bel po’ vagano sparsi per il sangue, rosse rabbie improvvisamente in malora. Tutto perché non ho un posto per ogni cosa; tutto per colpire i vaghi fianchi del tempo con speroni che non conoscono calma o respiri.
Viandante, amare è ritrovare la propria anima attraverso l'anima dell'amato. Quando l'amato se ne stacca allora tu l'hai perduta. È scritto: ”Ho un amico, ma il mio dolore non ha amici”. Di qui i miei lunghi anni solitari nella casa paterna, cercando di riavere me stessa e trasformare il mio dolore in qualcosa di alto. Ma c'era mio padre coi suoi dolori, che sedeva sotto il cedro, una visione che s'impresse nel mio cuore alla fine portandovi riposo infinito. Oh, voi anime che avete avuto una vita fragrante e bianca come le tuberose nell'oscuro grembo della terra, eterna pace!
trad. Fernanda Pivano Antologia di Spoon River, Giulio Einaudi S.p.A. Torino Prima edizione "Universale Einaudi" 1943
Il vicino siede alla sua finestra e suona il flauto. Posso sentirlo dal mio letto, E le tonde note svolazzano, picchiettando per la stanza, Urtandosi una con l’altra, Confondendosi agli improvvisi accordi. E’ veramente bello Con le piccole note di flauto tutte intorno a me, Nell’oscurità.
Durante il giorno, Il vicino mangia pane e cipolla con una mano E con l’altra copia musica. Egli è grasso e calvo, Perciò io non lo guardo, Ma corro in fretta sotto la sua finestra. Vi è sempre il cielo O l’acqua nel pozzo da guardare!
Ma quando sorge la notte e lui suona il flauto, lo lo penso come fosse un giovanotto, Con sigilli d’oro al suo orologio, E una giacca azzurra con bottoni d’argento. Mentre sono a letto Le note del flauto si spingono contro le mie orecchie, le mie labbra. E mi addormento, sognando.
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The neighbour sits in his window and plays the flute. From my bed I can hear him, And the round notes flutter and tap about the room, And hit against each other, Blurring to unexpected chords. It is very beautiful, With the little flute-notes all about me, In the darkness.
In the daytime, The neighbour eats bread and onions with one hand And copies music with the other. He is fat and has a bald head, So I do not look at him, But run quickly past his window. There is always the sky to look at, Or the water in the well!
But when night comes and he plays his flute, I think of him as a young man, With gold seals hanging from his watch, And a blue coat with silver buttons. As I lie in my bed The flute-notes push against my ears and lips, And I go to sleep, dreaming.