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15 novembre 2022

Festa 3. e.m.

Umberto Boccioni -Visioni-simultanee,1911

Festa . e.m.

3
Il sole in un bagliore verde 
finalmente si tuffa dentro l’Ovest.
Quante volte ha osservato il tramonto
per cogliere l’attimo verde…
Accende un’altra sigaretta
Smetti di fumare - vivi per i tuoi cari”.
un batuffolo di fumo di inerpica a un lato della finestra
Il fumo uccide - smetti subito”.
Un altro batuffolo si impiglia a ricordi lontani,
quando anche lui si mischiava alla folla della festa
si faceva assorbire dal clima della festa
aspettava nella piazza il concerto.
Ricorda un concerto del Banco.

Ho camminato fin qui sopra i più alti muri
per fare festa con te
ma vedo che sbagliavo:
parli di vita e di morte
non mi va.
Stai seduto sui tuoi pensieri
come un vecchio ladro fallito.

In piazza solo quattro gatti ad ascoltare
le belle poesie cantate.
La folla amava atre canzoni,
altri autori, 
altre atmosfere
e allora continuava a passeggiare
a sedersi ai tavolini
a bere birra e mangiare carne arrostita.

Da qui, messere, si domina la valle
ciò che si vede, è.
Ma se l'imago è scarno al vostro occhio
scendiamo a rimirarlo da più in basso

Si illudeva di far parte della festa
di essere anche lui la festa.
Dopo il concerto ebbro dei versi cantati
o di quelli scampati lontano dalla piazza
a chiacchierare di comunismo
attendeva l’epilogo della festa
i colorati zampilli pirotecnici
lanciati nella notte.
La festa andava via senza mai arrivare.

Le luminarie diventano signore del buio
sotto le arcate colorate si svolge la festa,
o la sua illusione,
adesso le lucine brillano 
come i coloratissimi fiori di un prato in primavera
sospesi sulla folla incontenibile 
che lenta marcia esitante
dietro la statua titubante
raffigurante una madonna dall’espressione assente
anch’essa titubante
un poco sofferente
vestita di bianco e azzurro 
con un bambino in braccio
su un carretto trainato da quattro cavalli
e seguito da una dozzina di altri
prodighi di evacuazioni.
Chissà se l’avrebbe rifiutata quella festa
se ne avesse avuto la possibilità.
Merda e piscio lastricano l’asfalto 
di una fanghiglia lutulenta,
luci e colori in alto a nascondere le stelle
ragazze e ragazzi in basso
tentano di non sporcare le scarpe nuove.

Profumi di torrone e noccioline zuccherate, 
di porchetta e zucchero filato, 
di salsicce e caramelle,
di birra ed escrementi di cavalli 
si confondono nelle narici.
Decine di palloncini colorati 
sfuggiti alle incerte mani dei bimbi piangenti
si perdono nel cielo nero 
oltre le lucine colorate.
Le ragazze con il vestito nuovo corto
le scarpe con i tacchi altissimi
e tracce di merda di cavallo attaccate alle suole 
mostrano le cosce abbronzate
e la loro bellezza in fiore.
I giovani uomini 
inconsapevoli dei limiti della loro giovinezza
le osservano distratti 
mentre sorseggiano l’ennesima birra
o indefinite miscele di liquori
ingurgitate fino all’ubriachezza.
“È l’amore la leva più potente,
è l’amore che tutto muove” 
pensa cercando il punto di dissoluzione del fumo,
il momento esatto nel quale aria e fumo 
diventano la stessa cosa.

Dal bar esce una bella donna,
austera, fiera, sguardo dritto,
sembra essere fuori posto. 
Il suo ancheggiare attira gli sguardi e i desideri degli uomini 
i loro occhi si incollano a ventosa 
sulle natiche sode come una scultura di Canova 
fasciate da uno stretto vestito turchese
immaginando di palparle a piacimento
in un letto tra lenzuola di seta blu.
Piero, seduto a un tavolino,
continua a guardare la bella donna 
anche quando si perde nella folla, 
vorrebbe inseguirla, accarezzarla,
rapirla, portarla via come Plutone
portò via Proserpina,
vorrebbe affondare le dita sulle natiche statuarie,
vorrebbe toccarle l’anima
vorrebbe fosse ancora sua
vorrebbe mille notti di passione
vorrebbe… 
ma dopo l’incidente non cammina più,
per lui la festa è finita prima ancora dell’inizio.
“Maledizione” urla dentro se stesso e a se stesso
“se solo fossi stato un poco più attento
la rincorrerei fino al polo Nord
ma la vita a volte ti prende
ti ammalia
ti modella
ti scompone
ti distrugge
e io sono stato suo complice
non posso inseguire più nessuno”.
Piero chiama il cameriere e chiede un altro amaro,
un'altra grappa
un altro brandy
un altro diavolo di un qualcosa che lo stordisca.


 

2 commenti:

  1. Ricordi di feste lontane nello spazio e nel tempo, inframmezzate qua e là da considerazione del presente " giovani uomini... inconsapevoli della loro giovinezza... "
    Tutto trasuda di amaro.

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