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16 giugno 2015

Ovidio - Eroidi. Fedra a Ippolito

Omar Ortiz - La mirada del coloso
Ovidio - Eroidi. Fedra a Ippolito 

La fanciulla di Creta augura a te, eroe figlio dell'Amazzone, quel bene di cui sarà priva se non sarai tu a darglielo. Leggi fino in fondo, qualunque sia il contenuto. Che male potrà fare la lettura di una lettera? In essa ci può essere qualcosa che piaccia anche a te. Con la scrittura vengono trasmessi messaggi segreti per terra e per mare; anche il nemico legge attentamente gli scritti ricevuti dall'avversario. Per tre volte ho cercato di parlarti, per tre volte la lingua mi si è bloccata, senza potermi aiutare, per tre volte la voce mi si è spenta sulle labbra. Fin dove è possibile e... il pudore si deve accompagnare all'amore; l'amore mi ha imposto di scrivere quello che mi vergognavo di dire. Qualunque cosa ordini Amore non è prudente disprezzarla; egli impera e ha potere anche sugli dèi sovrani. Fu lui, poiché inizialmente esitavo a scrivere, a dirmi: "Scrivi! Quell'uomo duro come il ferro, vinto, ti consegnerà le mani". Che egli mi assista e come fa ardere me fino al midollo con la sua fiamma insaziabile, così pieghi il tuo animo ai miei desideri. Non infrangerò il patto coniugale per dissolutezza; la mia reputazione - vorrei che ti informassi - è senza macchia. Quanto più è tardivo tanto più l'amore giunge violento. Brucio nel profondo, brucio e il mio cuore ha una ferita nascosta. Come il primo giogo ferisce i teneri giovenchi e il cavallo catturato dal branco mal sopporta il morso, così il mio animo inesperto con difficoltà e con pena si lascia soggiogare dal primo amore e questo è un peso molesto per il mio cuore. L'amore diviene arte, quando la colpa è appresa in tenera età; ma la donna che giunge ad amare quando ormai il tempo è passato, ama con maggiore sofferenza. Tu coglierai il primo frutto di una reputazione integra e saremo entrambi colpevoli in uguale misura. Vale qualcosa staccare i frutti dai rami ricolmi e cogliere con mano gentile la prima rosa. Se tuttavia quella purezza iniziale, secondo la quale mi mantenni senza colpa, doveva essere segnata da una macchia inconsueta, almeno è andata bene poiché sono infiammata da un amore degno; peggio dell'adulterio è un adultero indegno. Se Giunone mi offrisse il fratello e marito, credo che a Giove preferirei Ippolito. Ormai - stenterai a crederlo - mi sento cambiata e mi rivolgo ad attività sconosciute: ho l'impulso di andare tra le belve feroci. Ormai per me la divinità più importante è la dea di Delo, contraddistinta dall'arco ricurvo; io stessa mi adeguo ai tuoi gusti; mi piace andare nel bosco e incitare i cani veloci su per le cime dei monti, dopo aver spinto i cervi nelle reti, lanciare stendendo il braccio il giavellotto vibrante, o riposare il corpo sul terreno erboso. Spesso trovo gusto a guidare i cocchi leggeri nella polvere, piegando col morso la bocca del cavallo in corsa. Ora sono trascinata come le Eleleidi in preda ai furori bacchici o come quelle che scuotono i timpani alle pendici dell'Ida o come quelle che, toccate dalla potenza delle Driadi semidivine e dei Fauni bicorni, restano sbigottite. Mi raccontano tutto infatti, quando quel furore è cessato; l'amore, di cui sono consapevole, mi brucia, ma rimango in silenzio. Forse quest'amore va ricondotto al destino della mia stirpe e Venere esige un tributo da tutti i discendenti. Giove amò Europa - è quella l'origine della mia stirpe - celando il suo aspetto divino sotto le spoglie di toro. Mia madre Pasifae, che si diede al toro con l'inganno, partorì dal suo utero il peso della colpa. Il perfido figlio di Egeo, seguendo il filo che lo guidava, riuscì a fuggire con l'aiuto di mia sorella dal palazzo dei tortuosi percorsi. Ed ecco che ora io, perché non si dubiti che io sia figlia di Minosse, seguo per ultima le leggi comuni della stirpe. Anche questo è destino: un'unica casa piacque a due donne; la tua bellezza mi seduce, mia sorella fu sedotta da tuo padre. Il figlio di Teseo e Teseo hanno attratto irresistibilmente due sorelle; innalzate un doppio trofeo di vittoria sulla nostra casa! Al tempo in cui feci ingresso in Eleusi, città sacra a Cerere - vorrei che la terra di Cnosso mi avesse trattenuta -, allora soprattutto (e non che prima non mi piacessi) un amore ardente si impadronì di me fin nel profondo delle ossa. Avevi una veste bianca, i capelli inghirlandati di fiori, un pudico rossore aveva accentuato il colorito del tuo viso, e quel volto, che le altre donne definiscono duro e minaccioso, a giudizio di Fedra anziché duro era forte. Stiano lontano da me quei giovani agghindati come femmine: la bellezza virile richiede di essere curata con discrezione. A te sta bene questa tua austerità e i capelli scompigliati e un leggero velo di polvere sul viso. Se pieghi a forza il collo riluttante di un cavallo selvaggio, ammiro il movimento delle zampe costrette in un piccolo cerchio; se col braccio vigoroso fai vibrare l'asta flessibile, il tuo braccio inesorabile richiama il mio sguardo; se reggi lo spiedo di corniolo rinforzato da molto ferro, qualunque cosa insomma tu faccia, è gioia per i miei occhi. Ma ora lascia la tua durezza nelle selve dei monti: non merito di morire per il tuo carattere. Che giova dedicarsi alle occupazioni di Diana succinta e privare Venere dei suoi diritti? Ogni attività che non alterni pause di riposo non è durevole; il riposo fa recuperare le forze e ristora le membra affaticate. L'arco - e tu devi prendere ad esempio le armi della tua Diana - se non smetti mai di tenderlo, si allenterà. Cefalo era famoso nelle selve e molti animali erano caduti sull'erba sotto i suoi colpi, tuttavia non si offriva malvolentieri all'amore di Aurora; la saggia dea andava da lui, lasciando il vecchio marito. Spesso, sotto i lecci, un prato qualunque accolse Venere ed il figlio di Cinira che vi si erano adagiati. Anche il figlio di Eneo si infiammò d'amore per Atalanta d'Arcadia; la donna ottenne come pegno d'amore le spoglie di una fiera. Oh se anche noi, quanto prima potessimo fare parte di questa schiera! Se bandisci Venere, la tua foresta è selvaggia. Io stessa ti sarò compagna e non mi spaventeranno le rupi cavernose, né l'infido cinghiale con le sue zanne insidiose. Due mari investono l'Istmo con le loro onde e una sottile striscia di terra ode l'uno e l'altro mare. Io abiterò con te là, a Trezene, dove regna Pitteo; ormai quel luogo mi è più caro della mia patria. L'eroe figlio di Nettuno è da tempo assente e lo sarà ancora a lungo; lo trattiene la terra del suo Piritoo. Teseo ha preferito Piritoo a Fedra e Piritoo a te, se non vogliamo negare l'evidenza. Questo non è l'unico affronto che ci viene da lui; siamo stati colpiti entrambi in cose importanti. Le ossa di mio fratello, le ha frantumate con la clava a tre nodi e le ha disperse a terra; mia sorella è stata abbandonata in preda alle belve. La prima per coraggio fra le donne portatrici di scure ti ha generato, madre degna del vigore del figlio. Se vuoi sapere dove sia, Teseo le ha trapassato il fianco con la spada: non fu salva nemmeno come madre di un figlio così grande! Non l'ha nemmeno sposata, non l'ha accolta con le fiaccole nuziali - perché se non per evitare che tu, un bastardo, prendessi il regno paterno? Ti diede anche dei fratelli avuti da me, tuttavia non fui io, ma lui a volerli riconoscere tutti. O se le mie viscere, destinate a fare un torto a te, l'essere più bello, si fossero squarciate nel mezzo del parto! Ma sì, rispetta il letto di così degno padre, che se ne allontana e lo rinnega con le sue stesse azioni. Ma, se dovessi essere considerata come una matrigna pronta ad unirsi al figliastro, non lasciarti impaurire da vane parole. Questa antica osservanza, destinata a sparire in futuro, esisteva quando Saturno governava il suo rustico regno. Giove decise che fosse legittimo tutto ciò che dona piacere e la sorella sposata al fratello rende tutto lecito. Si stringe con salda catena quel legame di parentela al quale Venere stessa ha imposto i suoi nodi. E non costa fatica nasconderlo, si può! Chiedi aiuto a lei, la colpa si potrà occultare sotto il nome di parenti. Qualcuno vedrà i nostri abbracci: saremo elogiati entrambi, si dirà che sono una buona matrigna per il mio figliastro. Non dovrai, nella notte, farti aprire la porta di un marito oppressivo, non dovrai ingannare il custode. Come un'unica casa accolse noi due, un'unica casa ci accoglierà; mi baciavi pubblicamente, pubblicamente mi bacerai; con me sarai al sicuro, e dalla colpa ti deriverà lode, anche se ti vedessero nel mio letto. Allontana solo gli indugi e affretta la nostra unione! E Amore che ora infuria su di me, possa essere benevolo con te! Io non disdegno di pregarti umile e supplichevole. Ahimè! Dov'è ora il mio orgoglio, le mie parole superbe? Sono crollati! Eppure ero sicura di combattere a lungo e di non piegarmi alla colpa - se in amore vi fosse qualche certezza. Ormai vinta ti prego e tendo alle tue ginocchia le braccia regali: nessun amante bada al decoro. Mi sono spogliata del pudore ed il pudore ha abbandonato in fuga le sue insegne. Perdona la mia confessione e doma il tuo cuore inflessibile! Benché io abbia come padre Minosse, signore dei mari e mio bisnonno lanci con la sua mano i fulmini saettanti e abbia un nonno che, con la fronte cinta di raggi aguzzi, conduce il tiepido giorno sul suo cocchio purpureo, la mia nobiltà soccombe all'amore: abbi pietà dei miei antenati e se non vuoi risparmiare me, risparmia i miei! Ho ricevuto in dote una terra, l'isola di Giove, Creta; la reggia sia tutta al servizio del mio Ippolito. Crudele, piega il tuo animo! Mia madre è stata in grado di sedurre un toro; proprio tu sarai più feroce di un terribile toro? Ti prego per Venere, che tutta mi pervade, risparmiami; che mai tu debba amare una donna che ti respinga; che l'agile dea ti sia accanto nei recessi selvosi ed il bosco profondo ti offra animali da uccidere; che ti siano propizi i Satiri, i Pani, divinità montane ed il cinghiale cada trafitto dalla lancia che gli hai rivolto contro; che le ninfe, sebbene si dica che tu odi le fanciulle, ti offrano acqua che dia ristoro alla tua sete ardente! A queste preghiere aggiungo anche le lacrime; tu che leggi le mie parole di supplica immagina di vedere anche le mie lacrime!

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