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4 giugno 2015

Prometeo - Enzo Montano

Prometeo - Rubens
Prometeo - Enzo Montano

Ho fatto l'uomo su mandato. Fango e fuoco divino
divenuto amico mio e l’ho protetto come figlio,
ho rifiutato la sua omologazione alla subalternità.

Dalle radici del tempo profonde fin presso l'oblio
ho schiaffeggiato con la sfida Zeus la sua corte,
e il suo mondo soprannaturale adiacente all’arroganza.

La sfida all'impossibile vera missione degli audaci
di colui che prima di ogni altro riflette, altro che Ulisse;
io calcolo i secoli e i millenni, inezie trascurabili i decenni.

Rubavo dallo scrigno per dispensare al mondo
pensieri, sensazioni, specchi per lacrime e sorrisi;
l'olimpo disapprovò, come si dice, con veemenza.

Il delirio dell’onnipotenza degli dei distratti si incrinò,
dapprima tolleranti, feroci più della medusa
dopo la visione di bambini allegri e saltellanti al sole.

Ma il fuoco
il fuoco dei prescelti anche ai diseredati immondi,
insopportabile il pensiero di mitigare il freddo
di chi è inferiore ancor più di una preda da cacciare.

Fuoco.
Capace di illuminare perle di lacrime d’amore.

Fuoco.
Rosso che alimenta passione ribellione.

Fuoco.
Fonte di luce non più solo caldo privilegio dei potenti.

Fuoco.
Che incendia i cuori e cancella ottundimenti.

Fuoco rubato e regalato.
Onta suprema da punire ed io esempio e bersaglio.

incatenato alla montagna nel supplizio senza fine,
aquile voraci nutrite dal mio inesauribile fegato,
colpi di becco lancinanti per incollarmi a dura roccia,
e diventare inerme pietra io stesso stagliato a monito
dopo aver oltrepassato le buie soglie dell'oblio
consegnato al tempo affinché svanisse il mio ricordo.

Ma l'oblio non l'ho varcato e forse ho vinto
ho disegnato l'inspiegabile agli ottusi,
inspiegabilmente ebeti nella grandezza immane.

Ora, in questo sonno collettivo di coscienze inermi
addormentati da dosi quotidiane di anestetico a colori
si attende un altro pazzo che illumini la notte come un Orione

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