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25 settembre 2015

Gli scacchi - Jorge Luis Borges

foto: chess di Hans-Gerd
Gli scacchi - Jorge Luis Borges


In un chiuso angolo
i giocatori muovono i lenti pezzi
e la scacchiera, fino all’alba,
e li consuma e li avvince
al rigido spazio
dove aspramente lottano due colori.
S’irradiano, la’ sopra
fatate ineluttabili figure
una torre omerica, un agile cavallo
una temeraria regina, un alfiere obliquo,
muti fanti minacciosi,
uno stenuo re.
Anche se i giocatori se ne andranno,
persino quando il tempo li avra’ consumati,
con loro non finira’ questo eterno rito.
Dall’oriente, fiammeggiando, comincio’ questa guerra
che oggi ha scelto tutto il mondo come teatro.
E’ infatti, come un altro, questo giuoco infinito.
E il re cortese, il sinistro alfiere
la regina irriducibile, la rigida torre, l’accorto pedone
sopra questo spazio bianco e nero
si cercano e si scelgono
in una muta accanita battaglia.
Non sanno che la mano precisa di un giocatore
governa quel destino
non sanno che una legge ineluttabile
decide il loro prigioniero capriccio.
Ma anche il giocatore (Omar Khayyam lo ricorda)
e’ prigioniero di un’altra scacchiera
di notti nere e di accecanti giorni.
Dio muove il giocatore
che muove il pezzo.
Ma quale dio, dietro Dio,
questa trama ordisce
di polvere e di tempo, di sogno e di agonia?

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