Hans von Aachen - Le tre grazie
da "Le grazie" di Ugo Foscolo. Inno I - Venere(...)
Perché clemente a noi che mirò afflitti
travagliarci e adirati, un dì la santa
Diva, all’uscir de’ flutti ove s’immerse
a ravvivar le gregge di Nerèo,
apparì con le Grazie; e le raccolse
l’onda Ionia primiera, onda che amica
del lito ameno e dell’ospite musco
da Citera ogni dì vien desiosa
a’ materni miei colli: ivi fanciullo
la Deità di Venere adorai.
Salve, Zacinto! All’antenoree prode,
de’ santi Lari Idei ultimo albergo
e de’ miei padri, darò i carmi e l’ossa,
e a te il pensier: chè piamente a queste
Dee non favella chi la patria obblìa.
Sacra città è Zacinto. Eran suoi templi,
era ne’ colli suoi l’ombra de’ boschi
sacri al tripudio di Dïana e al coro;
pria che Nettuno al reo Laomedonte
munisse Ilio di torri inclite in guerra.
Bella è Zacinto. A lei versan tesori
l’angliche navi; a lei dall’alto manda
i più vitali rai l’eterno sole;
candide nubi a lei Giove concede,
e selve ampie d’ulivi, e liberali
i colli di Lieo: rosea salute
prometton l’aure, da’ spontanei fiori
alimentate, e da’ perpetui cedri.
Splendea tutto quel mar quando sostenne
su la conchiglia assise e vezzeggiate
dalla Diva le Grazie: e a sommo il flutto,
quante alla prima prima aura di Zefiro
le frotte delle vaghe api prorompono,
e più e più succedenti invide ronzano
a far lunghi di sé äerei grappoli,
van alïando su’ nettarei calici
e del mèle futuro in cor s’allegrano,
tante a fior dell’immensa onda raggiante
ardian mostrarsi a mezzo il petto ignude
le amorose Nereidi oceanine;
e a drappelli agilissime seguendo
la Gioia alata, degli Dei foriera,
gittavan perle, dell’ingenue Grazie
il bacio le Nereidi sospirando.
(...)
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