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15 dicembre 2016

da "Le Grazie" di Ugo Foscolo Inno primo - Venere

Francesco Furini - Le tre grazie
da "Le Grazie" di Ugo Foscolo - Inno primo - Venere

(...)
Ma chi de’ Numi esercitava impero
su gli uomini ferini, e quai ministri
aveva in terra il primo dì che al mondo
le belle Dive Citerea concesse?
Alta ed orrenda n’è la storia; e noi
quaggiù fra le terrene ombre vaganti
dalla fama n’udiam timido avviso.
Abbellitela or voi, Grazie, che siete
presenti a tutto, e Dee tutto sapete.
Quando i pianeti dispensò agli Dei
Giove padre, il più splendido ei s’elesse,
e toccò in sorte a Citerea il più bello,
e l’altissimo a Pallade, e le genti
di que’ mondi beate abitatrici
sentìr l’imperio del lor proprio Nume.
Ma senza Nume rimanea negletto
il picciol globo della terra, e nati
alle prede i suoi figli ed alla guerra,
e dopo breve dì sacri alla morte.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Il bel cocchio vegnente, e il doloroso
premio de’ lor vicini arti più miti
persuase a’ Laconi. Eran da prima
per l’intentata selva e l’oceàno
dalla Grecia divisi; e quando eretta
agli ospitali Numi ebbero un’ara,
vider tosto le pompe e le amorose
gare e i regi conviti; e d’ogni parte
correan d’Asia i guerrieri e i prenci argivi
alla reggia di Leda. Ah non ti fossi
irato Amor! e ben di te sovente
io mi dorrò, da che le Grazie affliggi.
Per te all’arti eleganti ed a’ felici
ozi, per te lascivi affetti, e molli
ozi, e spergiuri a’ Greci; e poi la dura
vita, e nude a sudar nella palestra
[sottentrar] le fanciulle onde salvarsi
Amor da te. Ma quando eri per anche
delle Grazie non invido fratello
Sparta fioriva. Qui di Fare il golfo
cinto d’armonïosi antri a’ delfini,
qui Sparta e le fluenti dell’Eurota
grate a’ cigni; e Messene offria securi
ne’ suoi boschetti alle tortore i nidi;
qui d’Augìa ’l pelaghetto, inviolato
al pescator, da che di mirti ombrato
era lavacro al bel corpo di Leda
e della sua figlia divina. E Amicle
terra di fiori non bastava ai serti
delle vergini spose; dal paese
venian cantando i giovani alle nozze.
Non de’ destrieri nitidi l’amore
li rattenne, non Laa che fra tre monti
ama le caccie e i riti di Dïana,
né la Maremma Elea ricca di pesce.
E non lunge è Brisea, donde il propinquo
Taigeto intese strepitar l’arcano
tripudio e i riti, onde il femmineo coro
placò Lieo, e intercedean le Grazie.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(...)
 

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